2009-10-08 11:54:56

Le reazioni politiche alla bocciatura del lodo Alfano


Mondo politico e istituzionale in fibrillazione dopo la sentenza di ieri della Corte Costituzionale che ha bocciato il lodo Alfano, la legge approvata lo scorso anno che prevedeva l’immunità durante il mandato per le quattro più alte cariche dello Stato. Durissima la reazione del premier Berlusconi, mentre le opposizioni chiedono il rispetto della sentenza ma si dividono sugli effetti politici. Il servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Illegittimo nel metodo e nel merito. La Consulta ha dunque bocciato il lodo Alfano perché era necessaria una legge costituzionale e non ordinaria e perché viene violato il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La decisione di ieri, presa a maggioranza, ha l’effetto di riaprire due processi a carico del premier Berlusconi: uno per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato inglese Mills; l’altro per reati societari nella compravendita di diritti televisivi. E da Berlusconi è arrivata una reazione durissima. Il premier fa sapere che si difenderà in questi processi che definisce farsa ma che continuerà a governare, dice, con più grinta di prima. Il presidente del Consiglio attacca a tutto campo: a partire dalla Corte Costituzionale, che considera un organo politico dominato dalla sinistra come gran parte di stampa e televisione. Berlusconi chiama in causa anche il presidente della Repubblica: eletto, sostiene, da una maggioranza che non è più tale nel Paese. E aggiunge: Napolitano si sa da che parte sta. Pronta la replica del Quirinale: il capo dello Stato è dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale. Dal premier rozzezza senza limiti, sottolinea il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino. Scende in campo anche il presidente della Camera Fini, che in una dichiarazione stampa, afferma che l’incontestabile diritto politico di Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può far venire meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato. Da parte sua, il ministro della Giustizia Alfano, autore del lodo in questione, si dice sorpreso per la sentenza della Consulta che, sostiene,  contraddice se stessa perché quando nel 2004 bocciò il lodo Schifani sulla stessa materia, non segnalò l’esigenza di una legge costituzionale. Cosa che peraltro indusse il capo dello Stato a controfirmare lo scorso anno il lodo Alfano. Sulla stessa linea tutta la maggioranza che fa quadrato attorno a Berlusconi e parla di sentenza politica da parte della Consulta. Rincara la dose il leader della Lega, nonché ministro delle Riforme Bossi,  che preannuncia battaglia nel caso la vicenda provochi lo stop al federalismo. L’opposizione definisce volgari e inaccettabili le accuse di Berlusconi, chiede il rispetto della sentenza, ma offre valutazioni diverse a proposito dei suoi effetti. Per Pd e Udc non ci sono conseguenze politiche dalla decisione dei giudici costituzionali. Il leader dell’Italia dei Valori Di Pietro, ancora critico con il capo dello Stato per aver firmato il lodo Alfano,  invoca invece le dimissioni del premier ed elezioni anticipate. Ipotesi, questa, ormai  entrata nel dibattito politico, così come quella di un governo tecnico. Ma per il presidente del  Senato Schifani maggioranza e opposizione sono decise dal voto del popolo e non sono praticabili vie di fuga parallele.







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