Le reazioni politiche alla bocciatura del lodo Alfano
Mondo politico e istituzionale in fibrillazione dopo la sentenza di ieri della Corte
Costituzionale che ha bocciato il lodo Alfano, la legge approvata lo scorso anno che
prevedeva l’immunità durante il mandato per le quattro più alte cariche dello Stato.
Durissima la reazione del premier Berlusconi, mentre le opposizioni chiedono il rispetto
della sentenza ma si dividono sugli effetti politici. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
Illegittimo
nel metodo e nel merito. La Consulta ha dunque bocciato il lodo Alfano perché era
necessaria una legge costituzionale e non ordinaria e perché viene violato il principio
costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La decisione di
ieri, presa a maggioranza, ha l’effetto di riaprire due processi a carico del premier
Berlusconi: uno per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato inglese Mills; l’altro
per reati societari nella compravendita di diritti televisivi. E da Berlusconi è arrivata
una reazione durissima. Il premier fa sapere che si difenderà in questi processi che
definisce farsa ma che continuerà a governare, dice, con più grinta di prima. Il presidente
del Consiglio attacca a tutto campo: a partire dalla Corte Costituzionale, che considera
un organo politico dominato dalla sinistra come gran parte di stampa e televisione.
Berlusconi chiama in causa anche il presidente della Repubblica: eletto, sostiene,
da una maggioranza che non è più tale nel Paese. E aggiunge: Napolitano si sa da che
parte sta. Pronta la replica del Quirinale: il capo dello Stato è dalla parte della
Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito
di leale collaborazione istituzionale. Dal premier rozzezza senza limiti, sottolinea
il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino. Scende
in campo anche il presidente della Camera Fini, che in una dichiarazione stampa, afferma
che l’incontestabile diritto politico di Berlusconidi governare, conferitogli
dagli elettori, e di riformare il Paese, non può far venire meno il suo preciso dovere
costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato. Da parte
sua, il ministro della Giustizia Alfano, autore del lodo in questione, si dice sorpreso
per la sentenza della Consulta che, sostiene, contraddice se stessa perché quando
nel 2004 bocciò il lodo Schifani sulla stessa materia, non segnalò l’esigenza di una
legge costituzionale. Cosa che peraltro indusse il capo dello Stato a controfirmare
lo scorso anno il lodo Alfano. Sulla stessa linea tutta la maggioranza che fa quadrato
attorno a Berlusconi e parla di sentenza politica da parte della Consulta. Rincara
la dose il leader della Lega, nonché ministro delle Riforme Bossi, che preannuncia
battaglia nel caso la vicenda provochi lo stop al federalismo. L’opposizione definisce
volgari e inaccettabili le accuse di Berlusconi, chiede il rispetto della sentenza,
ma offre valutazioni diverse a proposito dei suoi effetti. Per Pd e Udc non ci sono
conseguenze politiche dalla decisione dei giudici costituzionali. Il leader dell’Italia
dei Valori Di Pietro, ancora critico con il capo dello Stato per aver firmato il lodo
Alfano, invoca invece le dimissioni del premier ed elezioni anticipate. Ipotesi,
questa, ormai entrata nel dibattito politico, così come quella di un governo tecnico.
Ma per il presidente del Senato Schifani maggioranza e opposizione sono decise dal
voto del popolo e non sono praticabili vie di fuga parallele.