La libertà di religione al centro dell’intervento all’Osce di mons. Fronteiro
“La libertà di religione è un diritto fondamentale e più importante della libertà
d’espressione”. E’ uno dei passaggi dell’intervento di mons. Anthony R. Fronteiro,
officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, lo scorso 29 settembre
a Varsavia nel corso della riunione dell'Ufficio per le Istituzioni democratiche e
i Diritti Umani (Odihr) dell'Osce. l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione
europea. Ricordando che le sfide riguardanti la libertà di pensiero, coscienza, religione
e credo vanno affrontate, il presule ha ribadito che “alcune di queste sfide si manifestano
in atti di intolleranza, violenza e discriminazioni ma anche nell’interferenza degli
Stati nel culto”. Inoltre – ha evidenziato mons. Fronteiro – in tempi recenti sono
sorte altre sfide legate ad una società sempre più relativista, nella quale si tenta
di “subordinare la libertà di religione” o di eliminarla del tutto in nome della difesa
di altri diritti. Centrale dunque per la delegazione della Santa Sede ricordare quanto
è stato espresso dalla stessa Osce in tema di libertà religiosa: “la persona umana
ha diritto alla libertà religiosa, un diritto che ha il suo fondamento nella dignità
e nella natura stessa dell’uomo, un diritto che ricorda che tutti gli uomini e le
donne sono dotati di ragione e di libera volontà e per questo investiti di responsabilità
personale”. “Gli Stati – ha proseguito il presule – sono tenuti a far rispettare e
garantire a tutti il diritto alla libertà di religione e di credo, a riconoscere che
la libertà religiosa rappresenta ‘la prova del nove’ per il rispetto di tutti gli
altri diritti”. Mons. Fronteiro ha poi aggiunto che ci deve essere una vera distinzione
tra lo Stato e la religione ma quest’ultima non deve essere separata dalla vita sociale
e culturale perché rappresenta un “vitale e positivo” contributo alle stesse società
soprattutto in quelle che rispettano la sua libertà. In conclusione il delegato vaticano
ha invitato gli Stati a promuovere l’apporto che la libertà di religione può offrire
alla sfera pubblica.