Intervento di Mons. Jean-Bosco NTEP, Vescovo di Edéa (CAMERUN)
S. E. R. Mons. Jean-Bosco NTEP, Vescovo di Edéa (CAMERUN)
Nel suo messaggio
in occasione della giornata mondiale della pace del 2004, il compianto Papa Giovanni
Paolo II, afferma che la vera pace non è possibile se non si fonda sul perdono e sulla
riconciliazione. È affermare l’impotenza delle negoziazioni e delle armi.
Fin
dall’inizio della democratizzazione in Africa, i governanti si sono rivolti alla Chiesa
affinché li accompagni. Questo appello le ha conferito una nuova missione che ha fatto
dire ai Padri del I Sinodo Speciale per l’Africa: “L’educazione al bene comune e al
rispetto del pluralismo sarà uno dei compiti pastorali prioritari del nostro tempo”
(Messaggio della Prima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, 34).
Papa Giovanni Paolo II rifiutava qualsiasi improvvisazione in una responsabilità così
pesante.
Parlando delle “nuove prospettive della riconciliazione”, vogliamo
fare eco a questo appello del Santo Padre e intendere la riconciliazione come un modo
di essere e di vivere, cioè di costruire una vita piena di attenzioni, di tenerezza
e di amicizia e un modo conseguente di vivere con l’altro, con Dio, con se stesso
e anche con la natura. La riconciliazione dovrebbe manifestarsi in tutti gli aspetti
della nostra vita sociale e religiosa e diventare una testimonianza d’amore.
La
riconciliazione, come è stata organizzata in alcuni paesi africani, non ha dato i
frutti sperati. Non ha cancellato né il risentimento né la paura. Non ha riscontrato
molte adesioni dei cuori. In realtà, non potrebbe limitarsi all’aspetto sociale, pubblico.
È innanzitutto un processo personale. La Chiesa ha il vantaggio di parlare al cuore
dell’individuo più della politica. Essa deve rivolgersi direttamente alle coscienze
individuali, alla capacità di riflessione e di decisione di ogni persona per la scelta
della riconciliazione come fondamento della pace e quindi come garanzia di un ordine
sociale credibile. Il cristiano sarà quindi condotto all’indispensabile necessità
della conversione personale, alla riconciliazione, alla pace come base di una vita
ecclesiale.
La nuova prospettiva della riconciliazione che auspichiamo fa appello
alla cultura. Occorre instaurare nella Chiesa una cultura della riconciliazione, cammino
necessario, anzi indispensabile per la pace.