Intervento del Card. Ennio ANTONELLI, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia
S. Em. R. Card. Ennio ANTONELLI, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia
(CITTÀ DEL VATICANO)
Il Santo Padre, nell’Omelia della Messa di Inaugurazione,
nella Basilica di S. Pietro, ha segnalato, con un’espressione molto incisiva, che
il primo mondo “sta esportando tossici rifiuti spirituali” in Africa e altre aree
in via di sviluppo. Uno di questi rifiuti tossici è la cosiddetta “teoria del genere”,
che ben camuffata comincia a infiltrarsi nelle associazioni, negli ambienti governativi
e anche in alcuni ambienti ecclesiali del continente africano, secondo quanto viene
segnalato al Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Agenti di varie istituzioni
e organizzazioni internazionali partono da problemi reali, ai quali è necessario e
doveroso porre rimedio, come le ingiustizie e le violenze subite dalle donne, la mortalità
infantile, la malnutrizione e la fame, i problemi dell'abitazione e del lavoro. Suggeriscono
prospettive di soluzione basate sui valori dell'uguaglianza, della salute, della libertà:
parole sacrosante, ma rese ambigue dai nuovi significati antropologici di cui vengono
caricate. Ad esempio uguaglianza delle persone non significa solo pari dignità e titolarità
dei diritti fondamentali dell'uomo; ma anche irrilevanza della differenza naturale
tra uomini e donne, uniformità di tutti gli individui, come se fossero sessualmente
indifferenziati, e quindi equivalenza di tutti gli orientamenti e comportamenti sessuali:
eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transessuale, polimorfo. Ogni individuo ha
diritto a fare liberamente (ed eventualmente anche a mutare) le sue scelte, secondo
le pulsioni, i desideri e le preferenze.
L’ideologia viene diffusa attraverso
i centri di salute riproduttiva, gli incontri locali di formazione, i programmi televisivi
internazionali via satellite. Viene ricercata la collaborazione dei governi africani
e delle associazioni locali, anche ecclesiali, che di solito non si rendono conto
delle implicazioni antropologiche, eticamente inaccettabili.
Questo mio intervento
vuole essere un invito alla vigilanza, un’esortazione a offrire istruzioni accurate
ai sacerdoti, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, alle Caritas e agli altri
operatori pastorali laici.