2009-10-08 18:02:27

Intervento del Card. Ennio ANTONELLI, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia


S. Em. R. Card. Ennio ANTONELLI, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (CITTÀ DEL VATICANO)



Il Santo Padre, nell’Omelia della Messa di Inaugurazione, nella Basilica di S. Pietro, ha segnalato, con un’espressione molto incisiva, che il primo mondo “sta esportando tossici rifiuti spirituali” in Africa e altre aree in via di sviluppo. Uno di questi rifiuti tossici è la cosiddetta “teoria del genere”, che ben camuffata comincia a infiltrarsi nelle associazioni, negli ambienti governativi e anche in alcuni ambienti ecclesiali del continente africano, secondo quanto viene segnalato al Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Agenti di varie istituzioni e organizzazioni internazionali partono da problemi reali, ai quali è necessario e doveroso porre rimedio, come le ingiustizie e le violenze subite dalle donne, la mortalità infantile, la malnutrizione e la fame, i problemi dell'abitazione e del lavoro. Suggeriscono prospettive di soluzione basate sui valori dell'uguaglianza, della salute, della libertà: parole sacrosante, ma rese ambigue dai nuovi significati antropologici di cui vengono caricate. Ad esempio uguaglianza delle persone non significa solo pari dignità e titolarità dei diritti fondamentali dell'uomo; ma anche irrilevanza della differenza naturale tra uomini e donne, uniformità di tutti gli individui, come se fossero sessualmente indifferenziati, e quindi equivalenza di tutti gli orientamenti e comportamenti sessuali: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transessuale, polimorfo. Ogni individuo ha diritto a fare liberamente (ed eventualmente anche a mutare) le sue scelte, secondo le pulsioni, i desideri e le preferenze.

L’ideologia viene diffusa attraverso i centri di salute riproduttiva, gli incontri locali di formazione, i programmi televisivi internazionali via satellite. Viene ricercata la collaborazione dei governi africani e delle associazioni locali, anche ecclesiali, che di solito non si rendono conto delle implicazioni antropologiche, eticamente inaccettabili.

Questo mio intervento vuole essere un invito alla vigilanza, un’esortazione a offrire istruzioni accurate ai sacerdoti, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, alle Caritas e agli altri operatori pastorali laici.








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