Giornata nazionale dei Risvegli per dare voce alle persone in coma
Si celebra oggi l’undicesima edizione della “Giornata nazionale dei Risvegli”, l’iniziativa
promossa dall’associazione bolognese “Gli amici di Luca” per promuovere il dibattito
intorno al coma. Ma qual è il significato di questo evento? Giuseppe Petrocelli
lo ha chiesto a Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la Ricerca
sul coma.
R. – Noi
facciamo questa Giornata dei Risvegli per dare voce alle famiglie che vivono questo
problema di una persona cara in coma o in stato vegetativo e che praticamente a volte
non può esprimersi e invece l’espressione di queste problematiche nella Giornata dei
Risvegli trova il momento di maggiore visibilità attraverso convegni, attraverso iniziative
scientifiche, attraverso spettacoli. Abbiamo uno spettacolo fatto dai ragazzi usciti
dal coma ed è uno spettacolo che mette in mostra la condizione di questi ragazzi ma
in una forma poetica. Quindi, insomma, la Giornata dei Risvegli è un modo per dire
che queste persone ci sono, che hanno problematiche sì importanti ma che noi dobbiamo
essere in grado di risolvere. D. – Qual è l’attività dell’associazione? R.
- Gli “Amici di Luca” si occupano un po’ a tutto campo di questa tematica. Noi abbiamo
un numero verde come aiuto (800.99.80.67) che è un numero di assistenza nazionale
per le famiglie, un punto di ascolto ma anche un appoggio per far capire cosa si può
fare quando c’è una persona in coma. Noi abbiamo delle "guide-famiglia" che diffondiamo
gratuitamente, abbiamo dei nostri libri, abbiamo una rivista (“Gli amici di Luca Magazine”),
poi facciamo questo grande lavoro di accompagnamento della famiglia in questa struttura,
che è la “Casa dei risvegli Luca de Nigris”, dove parliamo di una fase post-acuta
dove è ancora possibile fare qualcosa, dove è possibile risvegliarsi ma dove, se il
90 per cento delle persone escono da questa condizione, c’è quella parte di persone
che non ne esce e che torna in una dimensione di vita che comunque deve essere assistere
assistita. D. - Ci sono progressi nella ricerca? R.
– Sul coma ci sono degli studi anche importanti di “imaging”, di riflessi e di studio
su quelle che sono le possibilità di queste persone: che cosa queste persone sentono,
che cosa vivono, anche in una condizione estrema come lo stato vegetativo. Certamente
molto è ancora da fare e questo è uno dei punti nodali del nostro impegno, cioè incrementare
la ricerca. Noi abbiamo un centro studi di ricerca sul coma e abbiamo molti progetti
di ricerca in atto. D. - In definitiva che messaggio si sente
di dare? R. – Il messaggio che noi possiamo dare è che dobbiamo
accompagnare la famiglia, dobbiamo intercettare i loro bisogni. Bisogna essere anche
più chiari su questa tematica con delle terminologie che siano precise. Bisogna, quindi,
che i clinici stabiliscano un glossario particolare e che facciano chiarezza su questa
tematica. Può darsi anche che lo “stato vegetativo” non sia più la terminologia esatta
ma che forse bisogna parlare di “sindrome”.