Sabato, nel Duomo di Messina, i funerali delle vittime dell'alluvione
Si celebreranno sabato prossimo alle 10.30, nel Duomo di Messina, i funerali solenni
delle vittime dell’alluvione che ha colpito nei giorni scorsi i villaggi e le frazioni
della città siciliana. Oggi, vertice in Prefettura per fare il punto della situazione,
in mattinata il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ha confermato che 35
persone risultano ancora disperse. Il Consiglio nazionale degli architetti, intanto,
chiede piani di riassetto territoriale e l’inasprimento delle pene per gli abusi edilizi.
Massimiliano Menichetti ha intervistato il presidente dell’Consiglio nazionale
Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori, Massimo Gallione.
R. - La condizione
nel territorio italiano è che, dal Dopoguerra ad oggi, sono stati ricostruiti oltre
90 milioni di vani a forte rischio sismico o idrogeologico. Si può ricominciare ad
abbattere quegli edifici che non vanno bene e ricostruirli in zone che danno più garanzie,
o risistemare, senza abbatterli, quegli edifici che possono essere risistemati.
D.
- Ma, secondo lei, è fattibile controllare, eventualmente abbattere e ricostruire,
il 70 per cento degli edifici costruiti dal Dopoguerra?
R.
- Finché non si inizia, è del tutto evidente che il problema non si affronta. Qui
se ne parla ogni tanto, quando c’è il terremoto in Friuli, in Irpinia, in Abruzzo,
o quando ci sono le calamità in Calabria o in Sicilia, dopodiché nessuno mai affronta
seriamente questo tema. Sarebbe utopistico che possa essere fatto in breve tempo,
ma occorre un piano pluriennale come, per esempio, ha fatto il Giappone, che ha censito
tutte le abitazioni del suo Paese e sta procedendo molto rapidamente a una messa in
sicurezza. Riteniamo che l’Italia - che ha situazioni purtroppo analoghe dal punto
di vista dei vari rischi sin qui citati - incominci a fare un’opera non solo di censimento,
ma anche di progettazione urbanistica. Questo è un aspetto conoscitivo e progettuale
che l’Italia non può più rinunciare ad avere.
D.
- Le piogge, le frane, il terremoto e le case crollano. Di chi è la colpa?
R.
- La colpa è di più parti, non è solamente di uno. C’è l’abuso edilizio, ma c’è anche
il fenomeno di una scarsa attenzione dell’ente pubblico, che consente di costruire
legittimamente dove non si dovrebbe costruire. Troppo spesso vi è la burocrazia, in
altri casi vi è l’interesse del politico nel rilasciare qualche concessione di troppo.
D.
- In tutto questo, voi invocate un intervento legislativo. In che senso?
R.
- Una riforma urbanistica. Sono quattro legislature che questa normativa è allo studio
del parlamento e sono quattro legislature che questa normativa non esce. Il nostro
Paese ha una situazione orografica assolutamente particolare: noi non possiamo non
tenerne conto.