2009-10-06 15:39:18

Nigeria, alcuni ribelli del Mend depongono le armi


In Nigeria dopo i violenti scontri dei giorni scorsi tra i ribelli del Mend, il Movimento di liberazione del Delta del Niger, e le truppe governative per il controllo dei giacimenti petroliferi nella regione, cresce la preoccupazione degli osservatori internazionali delle Nazioni Unite. Ma sembra esserci un segnale positivo: alcuni ribelli hanno deposto le armi, dopo aver firmato due giorni fa l’amnistia incondizionata in cambio della fine degli attacchi alle installazioni petrolifere. Sulla situazione, Alessandra De Gaetano ha intervistato Ismael àli Farah, redattore di “Nigrizia”.RealAudioMP3

R. – Hanno aderito comandanti famosi ed importanti qui al Mend. Però ufficialmente il Mend non ha ancora dato adesione a questa amnistia perché non c’è nessuna proposta per l’avvio di un tavolo di confronto politico. Ci si è messi d’accordo sull’indennità economica che viene data ai militanti - sono migliaia che hanno aderito a questa amnistia -, sul loro possibile reinserimento sociale, però non si è parlato dei problemi della regione e delle popolazioni. Quindi se questi militanti verranno nuovamente reinseriti in questa società, si troveranno nuovamente a dover affrontare una regione messa in ginocchio da queste devastazioni ambientali operate dalle multinazionali del petrolio.
 
D. – Dopo anni di violenze e sabotaggi agli impianti petroliferi come ne ha risentito la produzione di petrolio in Nigeria?
 
R. – La produzione in tre anni è stata ridotta di quasi un terzo. Dall’inizio della ribellione del Mend, la Nigeria è stata scalzata dall’Angola come primo produttore di petrolio del continente, vista la sua produzione - alle sue esportazioni - diminuire di due milioni di barili di greggio al giorno, oltre ad un aumento costante dei rapimenti nella regione. Purtroppo è proprio questo il problema: dal punto di vista dello sfruttamento del territorio le multinazionali non cambiano politica e il governo di Abuja non si è ancora impegnato a far cambiare politica alle multinazionali nella regione.
 
D. – Cosa rivendicano i guerriglieri del Mend?
 
R. – Rivendicano soprattutto una più equa ripartizione dei profitti che arrivano dal petrolio. Le popolazioni vivono in una situazione di degrado ambientale devastante: l’acqua è inquinata, l’economia tradizionale è in ginocchio, c’è moria di pesci. Quindi i danni ambientali sono gravissimi, lo ha denunciato anche Amnesty International.
 
D. - Qual è lo scenario futuro che si prospetta?
 R. – Il Mend chiede una smilitarizzazione della regione perché rimane ancora forte la presenza dell’esercito nella regione. La tregua annunciata dal Mend scade il 15 di ottobre. Staremo a vedere qual è il potenziale ancora che il Mend ha di portare danni al greggio o se questi comandanti realmente sono la maggioranza di quelli che hanno aderito all’amnistia.







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