2009-10-06 14:54:05

L'arcivescovo di Antananarivo in Madagascar, mons. Razanakolona, presente al Sinodo: la Chiesa in Africa educhi i giovani alla riconciliazione


La Chiesa in Africa è chiamata ad esser coscienza delle nazioni ed educatrice delle coscienze. E’ quanto espresso da uno dei Padri presenti al Sinodo per l’Africa, l’arcivescovo di Antananarivo, in Madagascar, mons. Odon Marie Arsene Razanakolona. Paolo Ondarza lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - L’impegno della Chiesa dovrebbe essere quello di educare la gente, perché la riconciliazione non avviene così semplicemente. C’è una strada da fare: educare la gente, perché esiste una cultura della violenza. Abbiamo bisogno soprattutto di educare i giovani ad entrare in un modo di fare, di pensare e anche di agire non con la violenza. E’ questo il compito della Chiesa nel Madagascar.

 
D. - Come lei ha evidenziato, in Africa molte nazioni sono abitate prevalentemente da giovani - parlo da un punto di vista anagrafico - ed è sui giovani, lei ha detto, che bisogna puntare, evitando anche che questi abbandonino il continente...

 
R. - Sì: che abbandonino il continente perché devono trovare da mangiare, trovare lavoro per nutrire tutta la loro famiglia. Questo traguardo è molto difficile per un giovane, che non sa dove è il suo futuro e, quindi, cerca dappertutto. Qui è l’impegno dei Paesi cosiddetti sviluppati a trovare un modo affinché i Paesi emergenti trovino la maniera di nutrire la propria gente.

 
D. - La Chiesa non si stanca di difendere la giustizia e la pace e anche per questo talvolta si trova al centro di attacchi...

 
R. - Noi dobbiamo sempre parlare, aiutare la gente a svegliarsi e ricordare ai governanti le loro responsabilità, anche se non sentono o non vogliono sentire. Dovremmo essere la coscienza di una nazione.

 
D. - Il coraggio della vocazione apostolica...

 
R. - Il coraggio si deve avere, perché dobbiamo appoggiarci a Dio, alla nostra fede. Si deve camminare con la gente. L’’educazione porta una persona verso la maturità.

 
D. - Quando si parla di conflitti in Africa, spesso si pensa che questi dipendano solo dai problemi interetnici, ma è davvero così o, per lo meno, sempre?

 
R. - No, l’esistenza delle etnie è reale, ma strumentalizzare queste etnie per fare il gioco di alcune persone che vogliono il potere è un’altra cosa. Non è tanto il problema della maggioranza, ma di una parte che strumentalizza quei fatti, e allora diventa un problema vero.







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