Lo storico americano Philip Jenkins prospetta un forte incremento dei cristiani in
Etiopia
La comunità cristiana etiope potrebbe diventare, entro la metà del secolo, una delle
più grandi del mondo. È la conclusione alla quale giunge lo storico Philip Jenkins,
della Pennsylvania State University, negli Stati Uniti, che ha dedicato uno dei suoi
studi al sito archeologico di Lalibela, in Etiopia. Una sintesi di queste ricerche
- riferisce l'Osservatore Romano - è ora pubblicata sul portale web dell'editrice
Queriniana di Brescia sotto il titolo «Chiesa globale. Una seconda Gerusalemme».
Jenkins ritiene, infatti, che Lalibela meriterebbe d'essere annoverata tra i siti
più importanti dell'arte e dell'architettura cristiana. La località prende il nome
da un famoso re, Gebre Mesqel Lalibela, che governò intorno al 1200 e che presumibilmente
volle dare ai cristiani una meta di pellegrinaggio alternativa a Gerusalemme, con
luoghi e edifici che riproducessero la città che vide la morte e la risurrezione
del Nazareno. A Lalibea lo studioso ha individuato undici grandi chiese. Presentando
il proprio studio Jenkins ha osservato che oggi in Etiopia ci sono 50 milioni di cristiani.
E nel 2050 — grazie all'alto tasso di natalità che si registra nel Paese e che ha
portato la popolazione dai 33 milioni del 1975 agli 85 milioni attuali — potrebbero
essere 100 milioni. Il che farebbe dell'Etiopia «la culla delle comunità cristiane
più grandi al mondo». Così che «lontani dal cadere nell'irrilevanza storica, gli eredi
di Lalibela avranno una parte significativa nella popolazione cristiana mondiale».
(A.M.)