I religiosi dello Sri Lanka chiedono al presidente di liberare i profughi tamil
I religiosi dello Sri Lanka impegnati tra i profughi tamil chiedono al presidente
Mahinda Rajapaksa il rilascio degli Internally Displaced People (IDPs) dai campi profughi
del nord del Paese, dove oltre 200 mila persone vivono nella sofferenza. Il Centre
for Society & Religion (Csr) e la Conference of Major Religious Superiors (Cmrs),
promotori del cosiddetto “Ministero della presenza” tra gli IDPs, hanno inviato al
presidente dello Sri Lanka una lettera in cui manifestano il loro apprezzamento per
il lavoro sin qui svolto da governo ed esercito a favore dei rifugiati, ma chiedono
una rapida soluzione dell’emergenza profughi e ribadiscono le condizioni di estrema
frustrazione in cui sono costretti a vivere. Padre Rohan Silva , direttore del Csr,
auspica che “il presidente risponda positivamente alla richiesta”, inviata il 30 settembre.
Il missionario spiega che le due organizzazioni promotrici dell’appello si rivolgono
alle autorità “come religiosi e come cittadini dello Sri Lanka” che vogliono dare
“voce ai senza voce” e difendere “i loro diritti e le loro libertà”. Il direttore
del Csr spiega ad AsiaNews che “attraverso il ‘Ministero della presenza’ le nostre
suore ed i nostri fratelli stanno lavorando in modo instancabile per alleviare le
sofferenze e i dolori dei rifugiati e garantire l’educazione ai bambini che vivono
nei campi profughi”. “La lunga attesa per tornare alle proprie case e dai propri cari
- continua l'appello - sta facendo pagare un caro prezzo a queste persone tormentate”
e ricorda che “in posti come Kallimoddai e Sirukkandal ci sono profughi imprigionati
da più di 18 mesi”. I religiosi citano la costituzione del Paese che, all’articolo
14, garantisce a tutti i cittadini “libertà di movimento e di residenza nello Sri
Lanka”. I promotori del “Ministero della presenza” sottolineano l’importanza della
decisione del governo, resa nota il 9 settembre scorso, di lasciar uscire dai campi
profughi tutti gli IDPs che hanno parenti pronti ad accoglierli. Auspicano inoltre
che a tutti i rifugiati che lo desiderano sia permesso di abbandonare i centri. Csr
e Cmrs sono molto preoccupati per le condizioni di “alienazione” e “depressione” in
cui sono costretti a vivere i rifugiati e ricordano al presidente che “essi desiderano
solo mettere alla spalle le tragiche esperienze della guerra e iniziare una nuova
vita”. (R.P.)