Disastro di Messina: polemiche sull'abusivismo. Inchiesta della Procura
Dopo una notte senza pioggia, a Messina si continua a scavare anche a mani nude. E’
salito intanto a 24 il numero dei morti accertati dell’alluvione causata dal nubifragio
di mercoledì scorso che ha travolto case e palazzi. Quasi 40 le persone che risultano
disperse. Le scuole restano chiuse, forse sabato i primi funerali di alcune vittime.
La cronaca da Patrizia Casale:
L’ultimo
corpo – quello di una donna – è stato recuperato a mezzogiorno a Molino, quando finalmente
è stata riaperta la strada che porta ad Altolia, due frazioni dove in questi giorni
i soccorritori sono giunti solo a piedi ed in elicottero. Anche qui lo scenario apparso
alla Protezione Civile è stato terribile: crolli ovunque, metri e metri di fango che
coprono auto, case ed alberi. E mentre non si spegne il dolore per le perdite che
si fanno sempre più pesanti, inizia a prendere corpo l’inchiesta della Procura di
Messina che ha nominato un pool di esperti per capire se e come questa tragedia poteva
essere evitata. I magistrati stanno indagando sul piano regolatore di Messina, su
come mai una serie di demolizioni ordinate non sono state mai compiute e in che modo
sono stati impiegati i fondi destinati alla tutela del territorio ed alla valutazione
dei rischi idrogeologici. In grande fermento anche la macchina della solidarietà.
La comunità cittadina dello Sri Lanka, che ha vissuto il dramma dello tsunami, sta
ricambiando l’affetto dei messinesi in quell’occasione con offerte di acqua e viveri.
Intanto nel pomeriggio a Messina giungerà il presidente del Senato Schifani. Sorvolerà
dall’alto le zone colpite dal nubifragio, poi incontrerà gli sfollati negli alberghi.
Porterà la vicinanza del governo e ribadirà quando detto ieri da Berlusconi: le case
saranno ricostruite entro 4 – 5 mesi, ma non certo accanto a fiumare o sotto le montagne.
Sono
20 i milioni di euro stanziati dalla Regione Sicilia per i primi interventi. Intanto
il governatore siciliano Lombardo ha parlato di “clientelismo criminale” riferendosi
alle mancate demolizioni di almeno mille edifici abusivi. Proprio del legame tra territori
a rischio e abusivismo Debora Donnini ha parlato con Paolo Tommasi,
ingegnere geotecnico dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr:
R. – Il
territorio che va dalla provincia di Messina fino alla Calabria presenta dei problemi
notevoli dal punto di vista del rischio di frana. Questo tipo di frane hanno una caratterista
particolare; al distacco del corpo frana segue un’evoluzione sotto forma di colata
cui segue una propagazione del materiale franato attraverso i torrenti e le vie di
deflusso fino a raggiungere distanze notevolissime, anche di alcuni chilometri. Quindi,
queste sono delle zone che debbono essere particolarmente tenute d’occhio e soprattutto
in esse si devono rispettare delle distanze ma in molti casi non accade.
D.
– Quindi, il problema è mettere le case in condizioni di poter resistere a questi
fenomeni o proprio ricostruirle da un’altra parte?
R.
– A differenza del rischio sismico, in cui si devono mettere le abitazioni in condizioni
di resistere, in questo caso invece sono le aree che non debbono essere interessate
da costruzione e da antropizzazione. Queste aree possono essere perimetrate soprattutto
in zone che, in passato, sono state interessate da fenomeni franosi, come quella dove
è avvenuto questo dissesto tragico. E’ difficilissimo pensare ad abitazioni che resistono
a questo tipo di fenomeni.
Accanto ai soccorsi si è messa in moto anche
la macchina della solidarietà. Molti messinesi hanno portato viveri e vestiti per
gli sfollati ma tutta Italia sta mostrando la sua vicinanza. Ieri il Papa, all’Angelus,
ha ricordato la tragedia di Messina ed ha invitato tutti a pregare e a mostrarsi solidali.
Al microfono di Luca Collodi, mons. Vincenzo D’Arrigo, parroco di Santa
Maria Annunziata, evidenzia le conseguenze del mancato rispetto della natura:
R. – Questa
è una cosa che non riguarda soltanto le istituzioni ma ogni singolo cittadino. Pensiamo
agli incendi causati da noi. Sulle nostre colline non ci sono più alberi. Quindi è
molto facile che, anche con una pioggia meno violenta di quella che c’è stata, tutti
i detriti e tutti i massi scendano a valle. E’ normale perché non sono più trattenuti
da niente.
D. – Questa pioggia quindi poi si è infiltrata…
R.
– Nell’alveo di un torrente, che è esondato trascinando a valle dei massi grossi quanto
una casa, distruggendo tutto quello che trovavano sul loro passaggio, naturalmente.
Si figuri: l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fortunatamente non più
abitato da qualche anno, è stato completamente cancellato, non esiste più e tutte
le case adiacenti non esistono più.
D. – La gente
che cosa le dice?
R. – Tanti piangono i loro morti.
La gente è incredula.
D. - La sua parrocchia come
si sta organizzando per aiutare i soccorsi?
R. -
Cercando di far arrivare acqua e generi di prima necessità.
D.
– Ci sono state parrocchie che sono state devastate…
R.
– La chiesa parrocchiale è sommersa quasi fino a metà di altezza, quindi è inagibile
totalmente.