Benedetto XVI presiede la Messa di apertura del Sinodo per l'Africa, "polmone spirituale"
di un mondo in crisi di speranza
L’Africa, immenso “polmone” spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza.
Così si è espresso Benedetto XVI celebrando stamani, nella Basilica Vaticana, la Messa
di apertura del secondo Sinodo per l’Africa sul tema “La Chiesa in Africa a servizio
della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra…
Voi siete la luce del mondo”. Nella sua omelia, il Papa ha messo in guardia dai pericoli
del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso ed ha ribadito i principi
della difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio. Tra i presenti alla
celebrazione, anche il Patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo di Etiopia, Abuna
Paulos. Il servizio di Isabella Piro: (canto:
Nakoma Peto) È un’Africa dinamica e ricca di possibilità quella
che traspare dalla Basilica di San Pietro, un’Africa verde di speranza, come i paramenti
dei celebranti, e colma di gioia, cantata dal coro congolese che accompagna il rito.
È un’Africa “depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il suo profondo
senso di Dio”, come afferma il Papa nella sua omelia, ribadendo che “il riconoscimento
della signoria assoluta di Dio è uno dei tratti salienti e unificanti della cultura
africana”. I tesori del continente africano non sono solo le risorse materiali, che
spesso causano sfruttamento, conflitti e corruzione. No, dice Benedetto XVI, l’Africa
è ricca di ben altro: “La Parola di Dio ci fa guardare a
un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor
più che delle materie prime. (…) Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un
immenso ‘polmone’ spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”. Ma
anche questo “polmone” può ammalarsi, continua il Santo Padre, innanzitutto di quella
“pericolosa patologia” già diffusa nel mondo occidentale, ovvero “il materialismo
pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista”: “Rimane
indiscutibile che il cosiddetto ‘primo’ mondo talora ha esportato e sta esportando
tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra
cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano
politico, non è mai del tutto terminato”. Un secondo “virus” che potrebbe
colpire anche l’Africa, aggiunge Benedetto XVI, è “il fondamentalismo religioso, mischiato
con interessi politici ed economici”: “Gruppi che si rifanno a diverse
appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel
nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando
non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza”. Poi,
Benedetto XVI si sofferma “sulla complessa tematica del matrimonio nel contesto africano
ecclesiale e sociale”, ricordando che il matrimonio, così come è presentato nella
Bibbia, “non esiste al di fuori della relazione con Dio”: “La
vita coniugale tra l’uomo e la donna, e quindi della famiglia che ne deriva, è inscritta
nella comunione con Dio e, alla luce del Nuovo Testamento, diventa icona dell’Amore
trinitario e sacramento dell’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in cui custodisce
e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio
della famiglia fondata sul matrimonio”. Di qui, l’invito del Pontefice
a tenere presente “la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e sofferente
della popolazione africana”. In Africa e nel resto del mondo, sottolinea il Papa,
la Chiesa manifesta la propria maternità nei confronti dei più piccoli anche quando
non sono ancora nati: “La Chiesa non vede in essi primariamente dei
destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle
persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra
per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore”. Ricollegandosi,
poi, al primo Sinodo per l’Africa, tenutosi nel 1994, Benedetto XVI ricorda che di
quell’assemblea rimane ancora valido ed attuale il compito primario dell’evangelizzazione.
Anzi, di una “nuova evangelizzazione” che tenga conto dei cambiamenti sociali dell’epoca
e della globalizzazione mondiale: “Con la sua opera di evangelizzazione
e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a
tutta la società, che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze
e guerre. La vocazione della Chiesa, comunità di persone riconciliate con Dio e tra
di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi
etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto
il continente”. La riconciliazione è “fondamento stabile sui cui costruire
la pace”, conclude il Papa, “condizione indispensabile per l’autentico progresso degli
uomini e della società”. Per diventare “luce del mondo e sale della terra” tutti,
religiosi e laici, devono puntare alla alla santità, così che la Chiesa in Africa
possa essere sempre una famiglia di discepoli autentici di Cristo, dove “la differenza
tra etnie diventi motivo e stimolo per un arricchimento umano e spirituale reciproco”.
(canto: Ee Mfumu, yamba makabu)