Visita ad Limina Apostolorum. Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi
del Kenya
Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi del Kenya in Visita ad Limina
Apostolorum
20 maggio 1999
Le sfide della Chiesa in Kenya
È
con gratitudine nel Signore della messe che osservo il vigore e la vitalità della
Chiesa in Kenya, che continua a crescere «aggiungendo ogni giorno alla comunità quelli
che sono salvati» (cfr At 1, 47). Dalla vostra ultima visita presso le tombe degli
Apostoli, sono stati eretti due nuove Diocesi e un Vicariato Apostolico. (…) Nelle
Lettere Pastorali che avete pubblicato negli ultimi anni, avete mostrato una lodevole
sollecitudine per il benessere spirituale e religioso del vostro popolo nel contesto
della generale situazione politica, sociale ed economica del vostro Paese. Questo
contesto ha ripercussioni immediate sulla vita dei fedeli, di fatto di tutti gli abitanti
del Kenya, e le iniziative prese a livello parrocchiale e diocesano per affrontare
determinate situazioni non solo rispondono alle necessità reali della nazione, ma
offrono anche spazi efficaci per proporre la dottrina sociale della Chiesa. Infatti,
il sano ordine sociale, al quale tutti i cittadini del Kenya aspirano, esorta a una
rinnovata cultura morale e politica di responsabilità. Il sano sistema democratico
che essi desiderano dipende dalla diffusa reazione positiva agli sforzi volti al rinnovamento
etico. Un presupposto fondamentale, come ho osservato nella Lettera Enciclica Centesimus
annus, è: «la promozione sia delle singole persone mediante l'educazione e la formazione
ai veri ideali, sia della "soggettività" della società mediante la creazione di strutture
di partecipazione e di responsabilità» (n. 46). (…)
Rendere una testimonianza
cristiana, in particolare nell'area della vita familiare
Senza una solida formazione
morale nessun cittadino sarebbe in grado di esercitate correttamente le sue funzioni
politiche. Solo con la prudenza, la giustizia, la temperanza e il coraggio (cfr Sap
8, 7) si possono operare scelte, sia a proposito dei responsabili selezionati o delle
politiche adottate, che portino realmente al benessere della nazione. Come molti di
voi hanno sottolineato nei resoconti quinquennali, i cambiamenti in campo economico
e in altri settori dell'ambiente sociale rappresentano per i cattolici sfide al loro
impegno a rendere una testimonianza cristiana, in particolare nell'area della vita
familiare. Le difficoltà economiche combinate con un'urbanizzazione intensa e rapida
producono situazioni nelle quali la tentazione di reagire alle pressioni in maniera
immorale esercita una potente influenza. È dunque necessario che nel vostro servizio
di Pastori e di guide spirituali conferiate priorità alla sollecitudine pastorale
per le famiglie. Vi incoraggio a non stancarvi mai di esortare e di incoraggiare i
fedeli a fare tutto il possibile per essere sempre saldi nell'abbracciare gli ideali
cristiani del matrimonio e della vita familiare. È anche opportuno cercare un dialogo
e una cooperazione maggiori in queste stesse aree con altre Chiese cristiane e comunioni
ecclesiali, poiché si tratta di questioni che riguardano la vita di tutti i kenyoti
e gli sforzi e la collaborazione congiunti offriranno una testimonianza più chiara
di Cristo e del Vangelo. (...)
La famiglia deve essere tutelata e promossa
Poiché
i valori di cui parliamo vengono trasmessi in primo luogo nella famiglia e poi rafforzati
nella scuola, sia la famiglia sia l'educazione dovrebbero essere oggetto della vostra
costante sollecitudine pastorale. La famiglia deve essere tutelata e promossa poiché
resta la «cellula base della società» (Familiaris consortio, n. 46; cfr ibidem n.
42); e «nell'ambito dell'educazione la Chiesa ha un ruolo specifico da svolgere...
che non è soltanto questione di affidare alla Chiesa l'educazione religioso-morale
della persona, ma di promuovere tutto il processo educativo della persona "insieme
con" la Chiesa» (Lettera alle Famiglie, n. 16). Il ruolo della Chiesa nell'educazione,
in particolare attraverso le scuole cattoliche e i programmi di istruzione religiosa,
deve dunque essere difeso e promosso. (.)
Il concetto della Chiesa
come famiglia di Dio
È proprio in questo contesto che un'immagine significativa,
evidenziata dall'opera dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi,
assume un'importanza ancora maggiore: il concetto della Chiesa come famiglia di Dio.
Questa espressione della natura della Chiesa è particolarmente adatta al vostro continente,
poiché «pone, in effetti, l'accento sulla premura per l'altro, sulla solidarietà,
sul calore delle relazioni, sull'accoglienza, il dialogo e la fiducia» (Ecclesia in
Africa, n. 63). Quindi, la nuova evangelizzazione, che è parte integrante della missione
della Chiesa nella preparazione al terzo millennio cristiano, tenderà «a edificare
la Chiesa come famiglia escludendo ogni etnocentrismo e ogni particolarismo eccessivo,
cercando invece di promuovere la riconciliazione e una vera comunione tra le diverse
etnie, favorendo la solidarietà e la condivisione per quanto concerne il personale
e le risorse tra le Chiese particolari, senza indebite considerazioni di ordine etnico»
(ibidem). Questo concetto deve essere parte integrante di tutta la formazione in seno
alla Chiesa, in particolare di quella dei fedeli laici: dovete aiutare i laici a considerarsi
membri attivi della famiglia che è la Chiesa e a comprendere che appartengono in modo
autentico alla Chiesa e che la Chiesa appartiene loro. Ne condividono la responsabilità!
Questa comprensione e questo impegno aiuteranno i cattolici a non farsi distogliere
nella pratica della fede da altre tradizioni religiose e dalle sette che stanno diventando
sempre più numerose in Kenya. (…)
La formazione dei candidati alla
vita religiosa
Anche la formazione che ha luogo nei vostri seminari e negli
istituti di vita consacrata deve essere fra le vostre principali preoccupazioni pastorali.
L'aumento del numero dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa è un grande
dono ed esorta a un attento discernimento nella selezione e nella formazione di quanti
si preparano a una vita di servizio nella Chiesa. Inoltre, alla luce della necessità
di formare un laicato sempre più attivo, bisogna fare attenzione a evitare di impartire
modelli di sacerdozio che abbiano una natura troppo clericale o autoritaria, e rendano
spesso difficile ai futuri sacerdoti operare a stretto contatto con i laici e riconoscere
il loro ruolo e le loro capacità. Piuttosto, i vostri sacerdoti devono venir incoraggiati
a coinvolgere il maggior numero di laici possibile nella responsabilità comune per
la vita parrocchiale: il parroco resta il responsabile, ma non può, e non deve, fare
tutto da solo. Come ho osservato nella mia Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores
dabo vobis: «Di particolare importanza è preparare i futuri sacerdoti alla collaborazione
con i laici... siano pronti ad ascoltare con interesse fraterno le loro aspirazioni»
riconoscendo "la loro esperienza e competenza"» (n. 59). (...)
I giovani
e i catechisti, priorità importanti
Dovreste sempre essere desiderosi di sostenere
i giovani kenyoti che aspirano a consacrare la propria vita al servizio dei loro fratelli
e delle loro sorelle attraverso l'osservanza dei consigli evangelici. Di particolare
valore è il sostegno che offrite ai Superiori nel compito delicato di discernere con
prudenza l'idoneità dei candidati alla vita religiosa. Mi unisco a voi nell'esprimere
apprezzamento per i generosi sacerdoti missionari. Frati, suore e laici, uomini e
donne, che, seguendo i suggerimenti dello Spirito, sono venuti in Kenya, recando testimonianza
di quello scambio di doni spirituali fra le Chiese particolari che è il frutto naturale
della comunione ecclesiale. Parimenti, e con uguale soddisfazione, osservo che anche
molti sacerdoti e religiosi kenyoti hanno seguito la guida dello Spirito e ora servono
come missionari al di fuori delle proprie Diocesi di origine e anche all'estero. Non
possiamo inoltre non riconoscere con gratitudine il ruolo indispensabile dei catechisti
nel trasmettere le verità della fede e nel condurre gli altri al Signore. Riconosco
la loro importante testimonianza e la generosità con la quale si dedicano a Cristo
e alla sua Chiesa nel rendere il Vangelo sempre più noto e accolto. Non bisogna lesinare
alcuno sforzo per garantire che essi ricevano la preparazione e la formazione corrette
e necessarie all'adempimento dei loro doveri e non devono mai venir loro meno il sostegno
e l'incoraggiamento, sia materiali sia spirituali.
Vi affido alla protezione
di Maria
Amati Fratelli nell'Episcopato, sono confortato dalla saggezza e
dalla sollecitudine con le quali avete amministrato il Popolo di Dio in Kenya. Prego
affinché il vostro pellegrinaggio nella Città nella quale gli Apostoli Pietro e Paolo
versarono il proprio sangue a testimonianza del Vangelo, vi riempia di nuova forza
per il ministero apostolico che vi è stato affidato, affinché non vi stanchiate mai
di predicare la Parola di Dio, celebrando i Sacramenti e guidando il gregge a voi
affidato. È con gioia particolare che apprendo dell'edificazione a Subukia di un Santuario
Nazionale dedicato a Maria, Madre di Dio, e del programma di pellegrinaggi mariani
che si svolgerà per tutto l'anno giubilare in ogni Diocesi. Affidando voi, i sacerdoti,
i religiosi e i laici delle vostre Chiese locali, all'amorevole protezione della Beata
Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, imparto la mia Benedizione Apostolica
quale pegno di grazia e di pace in suo Figlio, nostro Signore Risorto.