Visita ad Limina Apostolorum. Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi
del Ghana
Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi del Ghana in Visita ad Limina
Apostolorum 20 febbraio 1999
(.) Lo scorso anno, la vostra Chiesa locale
ha celebrato due eventi molto significativi: il Secondo Congresso Eucaristico Nazionale
e il Congresso Pastorale Nazionale. Questi importanti incontri sono serviti a confermare
e ad accrescere quell'amore e quella devozione per il Santissimo Sacramento che è
il centro del culto e della preghiera cattolici. Dall'Eucaristia la Chiesa riceve
la forza per quel servizio e per quell'approccio che caratterizzano la sua sollecitudine
per il benessere spirituale dei suoi figli e di tutto il suo popolo. La vita divina
che Cristo riversa sulla sua Chiesa nell'Eucaristia è troppo grande per essere contenuta
e deve essere offerta con sollecitudine amorevole a tutto il mondo. Questa è la
verità che in gran parte ispira e sostiene l'attività missionaria della Chiesa. (…)
L'energia e lo zelo della prima evangelizzazione del Ghana devono continuare a essere
fonte di forza e di entusiasmo mentre proclamate Cristo e il suo Vangelo salvifico,
aiutando gli altri a conoscere e ad accettare il suo amore misericordioso.
L’impegno
per la giustizia e la pace
A questo proposito, non è secondario il vostro dovere
di affrontare le questioni importanti per la vita sociale, economica, politica e culturale
del vostro Paese. Durante l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi,
i Padri sinodali hanno riconosciuto che una corretta amministrazione degli affari
pubblici nelle aree correlate della politica e dell'economia è essenziale se si desidera
che la giustizia e la pace fioriscano nel vostro continente (cfr Ecclesia in Africa,
n. 110). Sono lieto di constatare che nella vostra Lettera Pastorale di Avvento del
1997 avete affrontato proprio questo argomento. Come ben sapete, è compito particolare
della Chiesa parlare a nome di quanti non hanno voce, essendo lievito di pace e di
solidarietà, soprattutto laddove le persone sono minacciate e più fragili. A questo
proposito sono molto importanti i vostri sforzi volti a eliminare le tensioni etniche.
Le rivalità basate sulla razza o sull'origine etnica non trovano posto nella Chiesa
di Cristo e sono particolarmente scandalose quando interferiscono con la vita parrocchiale
o distruggono lo spirito di fraternità e solidarietà fra i sacerdoti. In tutto
ciò, il vostro deve essere un invito, gentile, ma anche insistente, alla conversione.
La conversione è il risultato dell'effettiva proclamazione del Vangelo che, attraverso
l'azione dello Spirito Santo nei cuori di quanti lo ascoltano, porta ad accogliere
la parola salvifica di Dio.
L’inculturazione della fede
(.) Ora affrontiamo
l'importante questione dell'inculturazione. I tentativi pratici di promuovere l'inculturazione
della fede richiedono una teologia legata indissolubilmente al mistero dell'incarnazione
e a un'antropologia autenticamente cristiana. (cfr Pastores dabo vobis, n. 55). Si
può operare un discernimento veramente critico ed evangelico delle realtà culturali
solo alla luce della Morte e della Resurrezione salvifiche di Gesù Cristo. Una
sana inculturazione non può prescindere dalla chiara convinzione della Chiesa che
la cultura, in quanto creazione umana, è inevitabilmente segnata dal peccato e dalla
necessità di essere sanata, nobilitata e perfezionata dal Vangelo (cfr Lumen gentium,
n. 17). Quando le persone trarranno ispirazione e orientamento dal contatto con la
parola salvifica di Dio saranno portate naturalmente a operare una profonda trasformazione
della società in cui vivono.
La crescita della Chiesa e il ruolo degli Istituti
missionari e Religiosi
(.) La crescita della Chiesa nel Ghana e le numerose
vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono la prova della forza di Dio all'opera
fra di voi, una forza che dà meravigliosi e abbondanti frutti. Voi, miei cari fratelli,
avete il compito di far sì che questi numerosi frutti continuino a maturare e a moltiplicarsi,
incidendo effettivamente sulla vita di tutti coloro che sono affidati alla vostra
sollecitudine.
(.) Nella vita della Chiesa nel Ghana, come altrove nel mondo,
gli Istituti Missionari e Religiosi hanno svolto un ruolo decisivo nella diffusione
della fede e nella formazione di nuove Chiese locali (cfr Redemptoris missio, n 69-70).
Pur rispettando la legittima autonomia interna prevista per le comunità religiose,
il Vescovo deve aiutarli ad assolvere, nell'ambito della Chiesa locale, l'obbligo
di testimoniare la realtà dell'amore di Dio per il suo popolo. Come Pastori del gregge
di Cristo, dovreste esortare i superiori a discernere attentamente l'idoneità dei
candidati alla vita religiosa e aiutarli a offrire una solida formazione spirituale
e intellettuale, sia prima sia dopo la professione. Più i religiosi delle vostre Diocesi
vivranno devotamente e fedelmente il proprio impegno verso Cristo di castità, povertà
e obbedienza, più gli uomini e le donne del Ghana comprenderanno che «il regno di
Dio è vicino».
Nello svolgimento dei vostri numerosi compiti, sia voi sia
i vostri sacerdoti, dovete essere sempre sensibili alle esigenze umane e spirituali
del vostro popolo. Tempo e risorse per strutture diocesane o parrocchiali o per progetti
di sviluppo, non devono mai essere impiegati a discapito della popolazione e tali
strutture e progetti non dovrebbero impedire il contatto personale con quanti Dio
ci ha chiamato a servire. Parimenti, gli incontri fra Vescovi e sacerdoti non
dovrebbero limitarsi alla discussione di dettagli di ordine amministrativo, ma dovrebbero
anche essere un'occasione per parlare delle gioie e delle difficoltà pastorali, spirituali
e personali del ministero sacerdotale. Le questioni finanziarie richiedono grande
equità e solidarietà e sforzi per distribuire i contributi ricevuti. Al contempo,
bisogna prendere iniziative per aiutare le comunità locali a raggiungere una maggiore
indipendenza economica per far sì che la Chiesa nel Ghana dipenda meno dall'aiuto
esterno. La missione pastorale della Chiesa e il dovere dei suoi amministratori «non
di essere serviti, ma di servire» (cfr Mt 20, 28) devono essere considerati prioritari
in tutti i settori. (…)