Visita ad Limina Apostolorum. Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi
del Ciad
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ai Vescovi del Ciad in vista ad Limina Apostolorum Castel
Gandolfo, 9 settembre 1999
(…) Dalla vostra ultima visita ad limina, due nuove
Diocesi sono state erette per favorire l'annuncio del Vangelo in regioni che finora
erano fra le più isolate. Non ci si può che rallegrare del dinamismo delle vostre
comunità, di cui queste creazioni sono un segno eloquente. (…) È una gioia per me
constatare i progressi spirituali della Chiesa in Ciad, così come gli sforzi lodevoli
che ha compiuto per diventare sempre più incarnata nelle realtà sociali e culturali
del Paese. Invito le vostre comunità a restare fedeli all'opera che lo Spirito Santo
compie in esse e a rendere la testimonianza di un amore reciproco sincero, affinché
tutti riconoscano Colui che è la fonte di questo amore e credano in Lui. Che ognuno
si ricordi "che si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive
profondamente l'unità nell'amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa" (Enciclica
Redemptoris missio, n. 23).
Il numero dei sacerdoti
Nel corso degli
ultimi anni il numero dei sacerdoti del Ciad è aumentato in modo significativo. Li
saluto cordialmente e li incoraggio nel loro ministero, spesso difficile ma esaltante,
di annunciare il Vangelo di Cristo ai fratelli e di amministrare loro i sacramenti
della Chiesa. (…) Avete tenuto a diversificare la provenienza dei missionari che partecipano
all'opera di evangelizzazione del vostro Paese. Mi congratulo con essi per la loro
risposta generosa agli appelli della Chiesa nel Ciad e auspico che siano ovunque testimoni
ardenti dello spirito del Vangelo, che deve portare al superamento delle barriere
culturali e nazionalistiche, evitando ogni chiusura (cfr Esortazione Apostolica Ecclesia
in Africa, n. 130). Originari dell'Africa, continente ormai pienamente integrato nell'attività
missionaria della Chiesa, ma provenienti anche da altre regioni del mondo, essi manifestano
chiaramente l'universalità del messaggio evangelico e della Chiesa, così come il loro
desiderio di aiutare i sacerdoti del Ciad a prendere in mano il futuro della Chiesa
locale. (…)
Le comunità di base
Nelle vostre Diocesi, le comunità ecclesiali
di base sono uno strumento privilegiato per far crescere la Chiesa famiglia di Dio
e contribuire all'evangelizzazione. Non ci si può che rallegrare nel vedere svilupparsi
un laicato qualitativamente valido che sta progressivamente occupando il posto che
gli corrisponde nella vita della Chiesa e della società. Nella pastorale delle vostre
Diocesi l'adeguata formazione dottrinale e spirituale dei laici deve dunque assumere
un'importanza sempre più grande, affinché la loro fede venga rafforzata e la loro
testimonianza sia veridica e credibile. (…) I fedeli, ancora profondamente segnati
dalle concezioni dell'esistenza e dalle pratiche della cultura tradizionale, hanno
spesso difficoltà a vivere le esigenze del matrimonio cristiano. È dunque opportuno
offrire loro quegli elementi di riflessione che potranno contribuire a fargli capire
la dignità e il ruolo del matrimonio, che è un'autentica via di santità.
L’impegno
sociale
Da diversi anni, seguendo gli orientamenti dell'insegnamento sociale
della Chiesa, avete preso numerose iniziative negli ambiti della sanità, dell'educazione,
delle opere sociali e caritative. Avete anche sviluppato una riflessione approfondita
sulle implicazioni del Vangelo nelle diverse situazioni che le popolazioni del vostro
Paese vivono. L'impegno delle vostre comunità al servizio della promozione umana e
dello sviluppo merita di essere vivamente incoraggiato. I fedeli hanno così preso
nuovamente coscienza delle loro responsabilità di discepoli di Cristo nella vita collettiva,
rifiutandosi risolutamente di divenire complici dell'ingiustizia o della violenza,
e si sono impegnati a fondo nella difesa dei diritti dell'uomo, laddove sono minacciati.
La prossima celebrazione del Grande Giubileo è anche un tempo propizio perché
i cristiani diventino i portavoce di tutti i poveri del mondo e manifestino chiaramente
l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati. Lo faranno in
particolare pensando, come ho già scritto, "ad una consistente riduzione, se non proprio
al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni"
(Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, n. 51), secondo modalità che non
penalizzino in qualche altro modo le popolazioni più bisognose e spronando a interrogarsi
su una gestione delle risorse della Nazione che permetta a tutti di condurre una vita
degna e solidale.
Le scuole cattoliche
Le scuole cattoliche costituiscono
un contributo importante apportato dalla Chiesa all'educazione dei giovani del Ciad,
senza distinzioni di origine sociale o religiosa. Non ci si può che rallegrare dell'equilibrio
mantenuto fra le esigenze di un progetto educativo conforme al Vangelo e gli obblighi
amministrativi. Allorché la società sperimenta importanti cambiamenti, è in effetti
necessario proporre ai giovani punti di riferimento che permettano loro di far fronte
alle sfide che si presentano loro e di superare tutto ciò che ostacola il loro sviluppo,
offrendo loro un'educazione che tenga conto delle realtà umane e spirituali dell'esistenza
e che li aiuti a vivere fra giovani di religioni e di ambiti sociali diversi. In tal
modo saranno meglio preparati a costruire il futuro in uno spirito di rispetto reciproco
e di collaborazione. (…)
Dialogo e diritti di ogni comunità
Nel vostro
Paese, che è tradizionalmente una terra d'incontro pacifico fra le culture e le religioni,
le relazioni benevole fra la comunità cattolica, gli altri cristiani e i musulmani
devono essere favorite, affinché scompaiano le cause delle incomprensioni o degli
scontri e i principi di tolleranza e di fraternità presiedano all'edificazione di
una nazione solidale e unita. Alcune recenti evoluzioni hanno potuto talvolta condurre
a contrasti che rischiano di sviluppare antagonismi duraturi. È necessario che i cattolici
respingano risolutamente qualsiasi atteggiamento di paura e di rifiuto dell'altro.
(…) In questa stessa prospettiva di apertura e di dialogo, è tuttavia necessario che
i cristiani siano sempre consapevoli dei loro diritti nella collettività nazionale,
della quale sono membri a pieno titolo, e che li difendano con spirito di giustizia,
cercando con tutti gli altri di stabilire vincoli fraterni, rispettosi dei diritti
e dei doveri di ciascuno e di ogni comunità. Come ho avuto spesso occasione di ricordare,
la libertà religiosa, che include il diritto di manifestare la propria fede, da soli
o con gli altri, in pubblico o in privato, e che esclude qualsiasi forma di segregazione
per motivi religiosi, costituisce il nucleo stesso dei diritti umani e rende possibili
le altre libertà personali e collettive. Il ricorso alla violenza in nome del proprio
credo religioso rappresenta una deformazione degli insegnamenti stessi delle grandi
religioni (cfr Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1999, n. 5). (…)