2009-10-03 18:42:37

Visita ad Limina Apostolorum. Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II ai Vescovi del Ciad


DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ai Vescovi del Ciad in vista ad Limina Apostolorum
Castel Gandolfo, 9 settembre 1999

(…) Dalla vostra ultima visita ad limina, due nuove Diocesi sono state erette per favorire l'annuncio del Vangelo in regioni che finora erano fra le più isolate. Non ci si può che rallegrare del dinamismo delle vostre comunità, di cui queste creazioni sono un segno eloquente. (…) È una gioia per me constatare i progressi spirituali della Chiesa in Ciad, così come gli sforzi lodevoli che ha compiuto per diventare sempre più incarnata nelle realtà sociali e culturali del Paese. Invito le vostre comunità a restare fedeli all'opera che lo Spirito Santo compie in esse e a rendere la testimonianza di un amore reciproco sincero, affinché tutti riconoscano Colui che è la fonte di questo amore e credano in Lui. Che ognuno si ricordi "che si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l'unità nell'amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa" (Enciclica Redemptoris missio, n. 23).

Il numero dei sacerdoti

Nel corso degli ultimi anni il numero dei sacerdoti del Ciad è aumentato in modo significativo. Li saluto cordialmente e li incoraggio nel loro ministero, spesso difficile ma esaltante, di annunciare il Vangelo di Cristo ai fratelli e di amministrare loro i sacramenti della Chiesa. (…) Avete tenuto a diversificare la provenienza dei missionari che partecipano all'opera di evangelizzazione del vostro Paese. Mi congratulo con essi per la loro risposta generosa agli appelli della Chiesa nel Ciad e auspico che siano ovunque testimoni ardenti dello spirito del Vangelo, che deve portare al superamento delle barriere culturali e nazionalistiche, evitando ogni chiusura (cfr Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, n. 130). Originari dell'Africa, continente ormai pienamente integrato nell'attività missionaria della Chiesa, ma provenienti anche da altre regioni del mondo, essi manifestano chiaramente l'universalità del messaggio evangelico e della Chiesa, così come il loro desiderio di aiutare i sacerdoti del Ciad a prendere in mano il futuro della Chiesa locale. (…)

Le comunità di base

Nelle vostre Diocesi, le comunità ecclesiali di base sono uno strumento privilegiato per far crescere la Chiesa famiglia di Dio e contribuire all'evangelizzazione. Non ci si può che rallegrare nel vedere svilupparsi un laicato qualitativamente valido che sta progressivamente occupando il posto che gli corrisponde nella vita della Chiesa e della società. Nella pastorale delle vostre Diocesi l'adeguata formazione dottrinale e spirituale dei laici deve dunque assumere un'importanza sempre più grande, affinché la loro fede venga rafforzata e la loro testimonianza sia veridica e credibile. (…)
I fedeli, ancora profondamente segnati dalle concezioni dell'esistenza e dalle pratiche della cultura tradizionale, hanno spesso difficoltà a vivere le esigenze del matrimonio cristiano. È dunque opportuno offrire loro quegli elementi di riflessione che potranno contribuire a fargli capire la dignità e il ruolo del matrimonio, che è un'autentica via di santità.

L’impegno sociale

Da diversi anni, seguendo gli orientamenti dell'insegnamento sociale della Chiesa, avete preso numerose iniziative negli ambiti della sanità, dell'educazione, delle opere sociali e caritative. Avete anche sviluppato una riflessione approfondita sulle implicazioni del Vangelo nelle diverse situazioni che le popolazioni del vostro Paese vivono. L'impegno delle vostre comunità al servizio della promozione umana e dello sviluppo merita di essere vivamente incoraggiato. I fedeli hanno così preso nuovamente coscienza delle loro responsabilità di discepoli di Cristo nella vita collettiva, rifiutandosi risolutamente di divenire complici dell'ingiustizia o della violenza, e si sono impegnati a fondo nella difesa dei diritti dell'uomo, laddove sono minacciati.
La prossima celebrazione del Grande Giubileo è anche un tempo propizio perché i cristiani diventino i portavoce di tutti i poveri del mondo e manifestino chiaramente l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati. Lo faranno in particolare pensando, come ho già scritto, "ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni" (Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, n. 51), secondo modalità che non penalizzino in qualche altro modo le popolazioni più bisognose e spronando a interrogarsi su una gestione delle risorse della Nazione che permetta a tutti di condurre una vita degna e solidale.

Le scuole cattoliche

Le scuole cattoliche costituiscono un contributo importante apportato dalla Chiesa all'educazione dei giovani del Ciad, senza distinzioni di origine sociale o religiosa. Non ci si può che rallegrare dell'equilibrio mantenuto fra le esigenze di un progetto educativo conforme al Vangelo e gli obblighi amministrativi. Allorché la società sperimenta importanti cambiamenti, è in effetti necessario proporre ai giovani punti di riferimento che permettano loro di far fronte alle sfide che si presentano loro e di superare tutto ciò che ostacola il loro sviluppo, offrendo loro un'educazione che tenga conto delle realtà umane e spirituali dell'esistenza e che li aiuti a vivere fra giovani di religioni e di ambiti sociali diversi. In tal modo saranno meglio preparati a costruire il futuro in uno spirito di rispetto reciproco e di collaborazione. (…)

Dialogo e diritti di ogni comunità

Nel vostro Paese, che è tradizionalmente una terra d'incontro pacifico fra le culture e le religioni, le relazioni benevole fra la comunità cattolica, gli altri cristiani e i musulmani devono essere favorite, affinché scompaiano le cause delle incomprensioni o degli scontri e i principi di tolleranza e di fraternità presiedano all'edificazione di una nazione solidale e unita. Alcune recenti evoluzioni hanno potuto talvolta condurre a contrasti che rischiano di sviluppare antagonismi duraturi. È necessario che i cattolici respingano risolutamente qualsiasi atteggiamento di paura e di rifiuto dell'altro. (…) In questa stessa prospettiva di apertura e di dialogo, è tuttavia necessario che i cristiani siano sempre consapevoli dei loro diritti nella collettività nazionale, della quale sono membri a pieno titolo, e che li difendano con spirito di giustizia, cercando con tutti gli altri di stabilire vincoli fraterni, rispettosi dei diritti e dei doveri di ciascuno e di ogni comunità. Come ho avuto spesso occasione di ricordare, la libertà religiosa, che include il diritto di manifestare la propria fede, da soli o con gli altri, in pubblico o in privato, e che esclude qualsiasi forma di segregazione per motivi religiosi, costituisce il nucleo stesso dei diritti umani e rende possibili le altre libertà personali e collettive. Il ricorso alla violenza in nome del proprio credo religioso rappresenta una deformazione degli insegnamenti stessi delle grandi religioni (cfr Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1999, n. 5). (…)







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