2009-10-03 18:39:25

Visita ad Limina Apostolorum. Dal Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi del Ghana


Il matrimonio cristiano non puo’ essere mai sostituito da altre forme di unione tra uomo e donna: lo ha detto Benedetto XVI ai Vescovi del Ghana in visita ad Limina, invitandoli a curare con attenzione la formazione cristiana per scoraggiare le pratiche superstiziose
24 aprile 2006

Un Paese segnato da una povertà ancora diffusa, nel quale la Chiesa locale deve impegnarsi per radicare nel cuore della popolazione la speranza portata dai valori del Vangelo. E’ una delle considerazioni centrali del discorso che Benedetto XVI ha rivolto questa mattina ai vescovi del Ghana, al termine della loro visita ad Limina. Il Paese africano ha celebrato proprio ieri il centesimo anniversario dell’arrivo dei primi missionari: un’occasione che ha spinto il Papa a indicare nei giovani, nel matrimonio cristiano e nella famiglia le priorità pastorali per il presente e il futuro immediato della nazione.

Una “Chiesa giovane”, in un Paese che ha una speranza di vita media che non arriva ai 60 anni. E una Chiesa di frontiera, che “brilla come un falò di speranza” in mezzo alla miseria di moltissima parte della popolazione, combattendo con l’attività apostolica e pastorale le derive etiche e i rigurgiti di superstiziosità che la disperazione spesso porta con sé. La delicata situazione socioeconomica dello Stato africano del Ghana è filtrata più volte nel discorso di Benedetto XVI ai presuli del Paese. Il Papa ha subito rilevato i “grandi progressi” degli ultimi anni compiuti dalla nazione per ridurre il “flagello della povertà e per rafforzare l'economia”. Un “progresso lodevole”, lo ha definito il Pontefice che tuttavia - ha aggiunto con realismo - ha bisogno di altri sforzi per portare autentico sollievo ai circa 20 milioni di ghanesi, il 30% dei quali cattolici.

“EXTREME AND WIDESPREAD POVERTY OFTEN RESULTS…

La povertà estrema e diffusa provoca spesso un declino morale generale che conduce al crimine, alla corruzione, agli attacchi alla sacralità della vita umana o persino a un ritorno alle pratiche superstiziose del passato. In questa situazione, la gente può perdere facilmente la fiducia nell’avvenire”.

In questo scenario, ha affermato Benedetto XVI, la Chiesa guarda avanti “come falò di speranza nella vita del cristiano”. Lo fa soprattutto incentivando “programmi globali di formazione” che aiutino i cattolici - consapevoli della loro fede – ad essere protagonisti dei destini del loro Paese. Nell’esprimere grande apprezzamento per il lavoro dei catechisti laici, il Papa ha detto esplicitamente di essere a conoscenza di come il lavoro di questi agenti di base dell’evangelizzazione sia spesso impedito per “mancanza di risorse” o per l’ostilità stessa dell’ambiente. L’importante, dunque, ha proseguito il Pontefice, è che ai catechisti sia assicurato da vescovi e sacerdoti “sostegno spirituale, dottrinale, e morale”, nonché “il supporto materiale che richiedono per effettuare correttamente la loro missione”. Provvedere ai bisogni dei giovani, ha osservato il Papa, equivarrà a provvedere ai bisogni di un Paese giovane e così il Ghana potrà contare su nuove generazioni capaci di dare una svolta alle realtà economiche, alla globalizzazione, al problema sanitario.

Benedetto XVI ha poi affrontato uno dei nodi centrali della pastorale della Chiesa ghanese, quella relativa alla famiglia e al matrimonio. In questo caso, ha ribadito il Pontefice, “per il cristiano le forme tradizionali di matrimonio non possono mai essere un sostituto del matrimonio sacramentale”.

“WHILE CHRISTIANITY ALWAYS SEEKS TO RESPECT…

Mentre la cristianità cerca sempre di rispettare le venerabili tradizioni delle culture e dei popoli, cerca anche di purificare quelle pratiche che sono contrarie al Vangelo. Per questo motivo è essenziale che l'intera comunità cattolica continui a sollecitare l'importanza dell'unione monogama ed indissolubile tra l’uomo e la donna, consacrata nella santità del matrimonio”.

Un ultimo pensiero Benedetto XVI lo ha riservato per i membri del clero. Il sacerdozio, ha asserito, “non deve essere mai visto nel senso di un miglioramento della propria condizione o del livello sociale di vita”. Se così è, il rischio è che il sacerdozio risulti “inefficace e non realizzato”. Vi consiglio quindi - ha concluso Benedetto XVI - di “accertare l'idoneità dei candidati al sacerdozio e di garantire adeguata formazione a coloro che studiano per il ministero sacro”, perché essi siano “ministri idonei e soddisfatti” per la gioia di Cristo.
(Alessandro De Carolis)
 







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