Elezioni in Costa Rica. I vescovi: no al monopolio di un solo uomo e di un solo partito
“La vita cristiana non si esprime soltanto nelle virtù personali, ma anche nella virtù
sociali e politiche”. E’ questa la riflessione centrale del documento della Conferenza
episcopale del Costa Rica, dello scorso primo ottobre, illustrato ieri dal Presidente
mons. Hugo Barrantes, arcivescovo di San José, nel corso di una conferenza stampa,
con l’obiettivo di offrire “alcuni criteri etici e non politici che possano orientare
la partecipazione responsabile e attiva di tutti i cittadini” nella vita della nazione.
In particolare, ha precisato l’arcivescovo Barrantes, il messaggio si rivolge “ai
cristiani, che sono la stragrande maggioranza del Paese, affinché possano essere in
grado di ponderare, con coerenza, i valori che ispirano la scelta di seguire del Signore
e le opzioni politiche che possono favorirli”. I vescovi dichiarano di offrire questo
contributo con lo scopo che “il processo elettorale sia un vero progresso verso la
democrazia (…), per rinforzare le dimensioni della legalità, della politica, dell’economia
e dell’interculturalità”. In questo contesto i presuli chiedono una campagna politica
civile, trasparente, portata avanti sul piano delle idee e dei progetti, “rispettosa
dell’uguaglianza, della libertà, del pluralismo e dell’autentica tolleranza”. In concreto
l’episcopato propone la sottoscrizione di un “Patto etico-elettorale” che consenta
un dibattito politico di alto profilo, lungimirante e creativo, capace dunque di “generare
fiducia e convivenza pacifica”. D’altra parte si rileva la grande e fondamentale importanza
dei mass-media, “anche essi responsabili dello stato democratico e dello stato di
diritto” e della libertà di ogni cittadino. I mezzi di comunicazione, secondo i vescovi,
devono offrire informazione totale e ampia e non limitarsi solo a quella di alcuni
gruppi politici o imprenditoriali poiché agire in questo modo “limita la libertà ma
anche la possibilità di una formazione libera della propria opinione elettorale”.
Un invito simile viene rivolto nel documento episcopale alle imprese o istituti che
si occupano di sondaggi demoscopici e al riguardo si chiede onestà, rigorosità scientifica
e statistica”, affinché questa importante risorsa, utile per la formazione dell’opinione
pubblica, non diventi “un semplice strumento di propaganda, mettendo a repentaglio
tra l’altro la propria credibilità”. Citando diverse riflessioni della “Caritas in
Veritate”, i vescovi del Costa Rica analizzano a fondo le grandi sfide sociali ed
economiche che affronta e affronterà il Paese. In particolare si soffermano sulla
“disarticolazione sociale e sul deterioramento istituzionale”. L’insieme delle proposte
dei presuli può riassumersi in un’affermazione cardine: lo sviluppo vero e la crescita
materiale autentica non può mai prescindere dalla vita, dal suo valore sacro e unico
e, dunque, dal bisogno di fare sempre il possibile per difenderla e promuoverla. “Una
giusta concezione della vita quale asse portante e fondamentale dello sviluppo – scrivono
i vescovi – non può fare a meno dei doveri che nascono dal rapporto fra l’uomo e la
natura”. Perciò l’Episcopato conclude la sua esortazione rivolgendosi in particolari
ai cristiani, impegnati nella politica, chiamati a “lottare con integrità morale e
con prudenza contro le ingiustizie e le oppressioni, contro l’intolleranza” e contro
il monopolio “di un solo uomo e di un solo partito”. Ai cristiani spetta l’onore
di battersi “in favore della promozione della dignità umana e del rispetto e difesa
della vita in tutte le sue tappe” dal concepimento sino al suo termine naturale. (A
cura di Luis Badilla)