L'esibizione degli arsenali atomici durante la Guerra Fredda fu una strada percorsa
in un'epoca in cui il mondo era diviso nei blocchi est-ovest che si fronteggiavano,
e nella sostanza si annullavano, e dove il sud sottosviluppato contava quasi nulla.
Oggi, le mutate condizioni geopolitiche chiedono di sostituire alla potenza di armi
superdistruttive sotto il controllo di pochi la capacità di un dialogo "globalizzato",
che permetta di trovare nuovi equilibri con Paesi giunti prepotentemente sulla ribalta
industriale e militare. Si tratta, dunque, di passare dalla deterrenza alla fiducia,
come ricorda in questo editoriale il nostro direttore generale, padre Federico
Lombardi:
“La deterrenza
nucleare appartiene al periodo della Guerra Fredda e non è più giustificabile ai giorni
nostri… Le armi nucleari aggrediscono la vita sul pianeta, aggrediscono il pianeta
stesso e quindi il suo processo di sviluppo”. Queste e molte altre parole forti ha
espresso a New York nei giorni scorsi l’arcivescovo Mamberti a nome della Santa Sede,
per dire ancora una volta la totale adesione e solidarietà del Papa con ogni sforzo
in favore del disarmo e della non proliferazione nucleare. Purtroppo, il Trattato
di Interdizione globale degli esperimenti nucleari, pur siglato da molti anni da moltissimi
Paesi, non è ancora entrato in vigore per la mancata ratifica o addirittura la mancata
firma da parte di un certo numero di Stati, fra cui potenze con capacità nucleare
avanzata. Il Trattato - afferma mons. Mamberti - potrà non solo dare una risposta
significativa ai rischi di proliferazione nucleare ed alla minaccia di terrorismo
nucleare, ma darà anche impulso al disarmo nucleare. Dal clima
di minaccia a un clima di fiducia: solo così la promozione della pace e lo sviluppo
dei popoli potranno essere garantiti. Il “disarmo integrale” è una delle direzioni
in cui, nella sua ultima Enciclica, Benedetto XVI ha esortato la comunità internazionale
e l’Organizzazione delle Nazioni Unite a muoversi per “dare reale concretezza al concetto
di famiglia di nazioni”. Dove vogliamo andare? Tutti sappiamo quante forze e risorse
economiche e intellettuali gli armamenti sottraggano all’impegno per lo sviluppo e
la lotta alla fame, e quanto danno apportino al clima dei rapporti fra i popoli. La
Chiesa non si stancherà mai di ripeterlo.