Tanzania: il sostegno della Chiesa ai rifugiati del Burundi
Il supporto ai rifugiati deve essere parte essenziale del lavoro pastorale: lo ribadisce
mons. Protase Rugambwa, vescovo della Diocesi di Kigoma, in Tanzania, Paese che ha
accolto, nell’ultimo decennio, circa 36mila sfollati provenienti dal Burundi. “Cerchiamo
– sottolinea il presule – di accompagnarli e di aiutarli spiritualmente, alla ricerca
della pace, tarsformando la loro mentalità dall’odio alla riconciliazione”. La riflessione
di mons. Rugambwa arriva nel momento in cui il governo della Tanzania ha pianificato,
entro la fine di settembre, la chiusura dell’ultimo campo profughi ancora presente
nel Paese. In questo modo, i burundesi potranno tornare a casa, dopo una crisi umanitaria
iniziata più di 30 anni fa: tra il 1960 ed il 1990, infatti, si è verificato un flusso
migratorio continuo dal Burundi alla Tanzania, che ha visto anche gli sfollati del
genocidio del 1972, scatenato dagli scontri etnici. A partire del 2002, però, non
appena si ritenne possibile il rimpatrio in sicurezza, più di 400mila burundesi rimpatriarono.
Di quelli rimasti in Tanzania, invece, circa 3.500 hanno ricevuto la cittadinanza.
(I.P.)