Sierra Leone: l’arcivescovo di Libreville parla della ricostruzione a 8 anni dalla
fine della guerra
A otto anni dalla fine della feroce guerra civile che per più di un decennio ha insanguinato
la Sierra Leone, il Paese sta lentamente tornando a una forma di normalità, anche
se deve fare i conti con un’economia disastrata. Ad affermarlo è mons. Edward Tamba
Charles, arcivescovo di Libreville in visita nei giorni scorsi a Washington insieme
al Nunzio apostolico nel Paese, su invito di una fondazione cattolica statunitense.
In un’intervista all’agenzia CNS il presule sierraleonese descrive un Paese avviato
a una difficile ricostruzione, dopo una guerra che ha causato decine di migliaia di
morti e centinaia di migliaia di profughi, oltre che profonde ferite sociali. Tra
gli effetti positivi della fine del conflitto , di cui sono stati protagonisti dal
1991 al 2001 i ribelli del Ruf (Fronte Unito Rivoluzionario), l’arcivescovo segnala
la crescita della Chiesa: questo sia per il rientro degli sfollati, sia per l’aumento
delle conversioni al cattolicesimo. “La Chiesa - spiega - è stata sempre vicina alla
popolazione durante la guerra e quella difficile esperienza ha avvicinato alcune persone
alla fede”. Sembrano quindi lontani gli anni in cui la comunità cattolica - che costituisce
circa l’8% della popolazione - era presa di mira soprattutto dai ribelli. Nel conflitto
diversi sacerdoti e religiosi furono espulsi o uccisi e proprietà ecclesiastiche e
strutture cattoliche saccheggiati o distrutti. Tra le priorità nella ricostruzione
della società sierraleonese mons. Charles segnala quella del recupero e del reinserimento
sociale dei bambini-soldato e delle donne vittime della tratta: “Cominceremo dall’educazione
– ha detto il presule - perché sappiamo che l’istruzione è l’unica via sicura per
uscire dal circolo vizioso della povertà” . (L.Z.)