Secondo il Rapporto Caritas la crisi a Milano ha aggravato la situazione dei poveri
Nel 2008 quasi 16mila persone hanno chiesto aiuto alla Caritas. Nell’Ottavo rapporto
sulle povertà della diocesi di Milano sono ritratti tutti: poveri di lungo corso,
nuovi poveri, persone indebitate. La ricerca, realizzata dall’Osservatorio diocesano
sulle povertà, si basa su un’analisi statistica del campione di famiglie che durante
l’anno scorso hanno chiesto aiuto ai 59 centri di ascolto e ai servizi Caritas. Secondo
il rapporto, la crisi economica non soltanto ha creato nuovi poveri, ma ha anche peggiorato
la situazione di chi era già in condizione di bisogno. Le problematiche occupazionali
sono aumentate: “nel periodo gennaio-settembre 2008 si assestavano al 48,4% per salire
al 50,8% negli ultimi tre mesi dello stesso anno”. Crescono “in modo rilevante” anche
le problematiche legate al reddito (che passano dal 33,7% del 2007, al 40,5% del 2008)
e “le richieste di beni materiali, soprattutto alimentari e vestiti” (nel 2007 erano
23,9% e nel 2008 sono aumentate di quasi un terzo). Il numero di persone che hanno
chiesto aiuto alla Caritas è restato pressoché identico, ma ad aumentare sono invece
i colloqui, i bisogni e le richieste. “Il dato - spiega l’associazione - è segno della
maggiore difficoltà degli utenti che non trovano risposta a problematiche più complesse
e devono chiedere aiuto più volte e per periodi più lunghi”. Il rapporto sulla povertà
della Caritas prende in considerazione anche le persone che si sono rivolte alla Diocesi
di Milano per richiedere l'aiuto del Fondo famiglia-lavoro. Sono le persone, spiegano
i responsabili della ricerca, “su cui meglio si possono misurare gli effetti della
crisi”. Sono italiani e stranieri in egual misura che “appartengono al ceto medio-basso”:
“prima dell’ottobre 2008 erano già particolarmente vulnerabili, la crisi li ha fatti
precipitare in condizioni di forte disagio”. Secondo i dati del rapporto, il 51% dei
richiedenti ha debiti superiori o almeno pari al reddito complessivo, che in genere
non supera i 500 euro. “È una situazione insostenibile – spiegano gli autori della
ricerca - se si tiene conto del fatto che solo il 25% di questi vive in una casa popolare
mentre il 43% paga canoni di affitto sul libero mercato”. (V.F.)