2009-10-01 14:52:20

Aumentano le persone salvate dall'Aids nei Paesi più poveri


Alla fine dell’anno scorso erano 4 milioni le persone che nei Paesi più poveri hanno ricevuto le terapie salvavita contro l’Aids, il 36% in più del 2007 e dieci volte in più rispetto a cinque anni fa. Si tratta di quei farmaci antiretrovirali contro la malattia causata dal virus Hiv i cui prezzi, prima altissimi, sono in diminuzione negli ultimi anni. Sono poi sempre di più i test effettuati e anche l’assistenza ai malati è in aumento. Eppure non è ancora abbastanza. I dati sono quelli diffusi dal rapporto curato dall'Unicef, Organizzazione mondiale della sanità e da Unaids, “Torwards Universal Access: Scaling Up prioprity Hiv/Aids interventions in the health sector”. “Questo rapporto mostra gli enormi progressi compiuti nella lotta mondiale contro l’Hiv e l’Aids - ha spiegato il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan - Ma dobbiamo fare di più. Almeno 5 milioni di persone che convivono con l'Hiv non hanno ancora accesso ai trattamenti e alle cure. I servizi di prevenzione non riescono a raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno. I governi e i partner internazionali devono accelerare i loro sforzi per raggiungere l’accesso universale alle cure”. Nei Paesi a basso e medio reddito, lo scorso anno, il 42% dei circa 9,5 milioni di persone che avevano bisogno di cure avevano accesso alla terapia. Nel 2007 erano il 33%. I progressi maggiori sono stati raggiunti in Africa Subsahariana, proprio la regione in cui si verificano due terzi dei contagi da Hiv nel mondo. L’Aids resta la principale causa di morte fra le donne in età fertile. Nel 2008 è migliorato anche l’accesso ai servizi di contrasto all’Hiv per le donne e i bambini. Circa il 45% delle donne sieropositive in gravidanza ha ricevuto la terapia antiretrovirale per prevenire la trasmissione dell’Hiv da madre a figlio (nel 2007 era il 35%). E oggi sempre più bambini beneficiano di programmi di terapia antiretrovirale pediatrica: sono arrivati a 276.000 i bambini sotto i 15 anni di età che hanno ricevuto i farmaci. Tuttavia l’accesso alle cure resta insufficiente rispetto alla domanda. (V.F.)







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