2009-09-30 15:11:22

Le iniziative delle Pom in vista dell'ottobre missionario che si apre domani in tutte le Chiese del mondo. Intervista con padre Giulio Albanese


Ispirata dal titolo “Vangelo senza confini”, la Chiesa italiana si prepara da domani a vivere il mese di ottobre tradizionalmente dedicato alle missioni. Un titolo che esprime con precisione l’intenzione di Benedetto XVI di rilanciare la missio ad gentes, secondo quanto auspicato nel suo Messaggio per la Giornata missionaria mondiale del 18 ottobre prossimo. Per questo mese particolare, le Pontificie Opere Missionarie itaòiane hanno preparato una serie di sussidi multimediali formativi per comunità e famiglie, oltre a raccogliere durante l’anno somme destinate ad alimentare il “Fondo universale” per le Chiese di recente formazione e dotate scarsi mezzi di sopravvivenza. Alessandro De Carolis ne ha parlato con padre Giulio Albanese, direttore delle riviste delle Pontificie Opere Missionarie:RealAudioMP3

R. - Lo slogan che le Pontificie Opere Missionarie italiane hanno coniato per questo ottobre missionario è “Vangelo senza confini” e leggendo la lettera che è stata scritta dal Santo Padre in occasione della Giornata missionaria mondiale si ha la sensazione che l’evangelizzazione davvero si proponga come la globalizzazione intelligente, oserei dire, perspicace di Dio: cioè, un modo davvero illuminato - proprio grazie alla Parola di Dio - di affermare valori sacrosanti: pace, giustizia, solidarietà, attenzione al creato e così via.

 
D. - "Non c’è Chiesa senza missione" afferma il Papa, ma non c’è neanche Chiesa senza solidarietà concreta. In cosa consiste il Fondo universale di solidarietà che per un intero anno le Pontificie Opere Missionarie raccolgono per le Chiese in terra di missione?

 
R. - Risponde innanzitutto e soprattutto a un’istanza di giustizia distributiva, perché bisogna capire che la "torta" va tagliata in parti uguali. Noi solitamente pensiamo ai nostri missionari - penso a quelli di origine italiana che operano nelle giovani Chiese nel sud del mondo - ma non dimentichiamo che oggi la Chiesa, per esempio nel grande continente africano, sta crescendo. C’è un clero autoctono, vi sono Congregazioni religiose locali che naturalmente non hanno le stesse disponibilità finanziarie che hanno altri missionari. Allora, da questo punto di vista le Pontificie Opere Missionarie affermano la solidarietà davvero in una prospettiva universale.

 
D. - Anche le pubblicazioni delle Pontificie Opere Missionarie sono in prima linea per informare e formare le persone alla missione: con quali iniziative?

 
R. - Quando si parla di animazione missionaria l’intento è quello innanzitutto e soprattutto di comunicare la passione per la Missio ad gentes alla comunità cristiana, alla comunità parrocchiale. Ci sono alcuni aspetti che vanno sottolineati. Innanzitutto, quello della spiritualità, della preghiera, che non dimentichiamo è la prima forma di apostolato. Vi è un secondo aspetto molto importante che è quello dell’informazione: un po’ tutto il mondo missionario è impegnato nel dare voce a chi non ha voce e da questo punto di vista l’informazione è la prima forma di solidarietà. C’è un terzo aspetto importante che caratterizza proprio questi sussidi ed è quello vocazionale: è proprio vero quello che scriveva nell’Enciclica Redemptoris missio Giovanni Paolo II: sono trascorsi 2000 anni, ma si ha la sensazione che la missione sia ancora agli inizi, proprio perché sono ancora molte le necessità non solo di ordine materiale, ma direi soprattutto spirituale. E poi c’è un quarto aspetto che va sottolineato che è quello della condivisione. Tuttavia, quando si parla delle offerte bisogna stare attenti perché Benedetto XVI ha sottolineato l’urgenza di coniugare quella che è l’offerta - il segno della propria solidarietà - con l’acquisizione di nuovi stili di vita.

 
D. - In tempi di crisi è in crisi anche la sensibilità verso i missionari o no?

 
R. - Certamente, in tempo di crisi chiaramente si registra una diminuzione delle offerte, ma questo direi che è un dato che va bene al di là delle istituzioni ecclesiastiche, delle istituzioni missionarie. Però, è anche vero che un momento di crisi può rappresentare una straordinaria opportunità per le comunità cristiane. In fondo, l’icona che noi troviamo nel Vangelo dell’obolo messo nel tempio dalla vedova ci fa capire e comprendere che ciò che conta da un punto di vista evangelico innanzitutto e soprattutto è la qualità della fede, perché nella misura in cui davvero viviamo questo atteggiamento di attenzione agli ultimi nella semplicità, nell’acquisizione di nuovi stili di vita, ecco che le nostre offerte in un modo o nell’altro genereranno comunque frutti copiosi.







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