Il Papa all’udienza generale dedicata al viaggio nella Repubblica Ceca: l’Europa ha
bisogno di Dio per ritrovare la speranza nel domani. Ed esorta i politici a testimoniare
la verità nella propria vita
Nell’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha ripercorso
idealmente il suo recente viaggio apostolico nella Repubblica Ceca. Il Papa ha rinnovato
ai fedeli cechi un messaggio di speranza e un invito a costruire con coraggio il futuro
dell’Europa. Nei saluti in italiano, il Papa ha esortato i cristiani impegnati in
politica a seguire l’esempio di don Luigi Sturzo, di cui ricorre il 50.mo della morte.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un
pellegrinaggio e al tempo stesso “una missione nel cuore dell’Europa”: Benedetto XVI
ha sintetizzato così il senso del suo viaggio apostolico nella Repubblica Ceca ed
ha subito sottolineato che l’Europa “ha bisogno di ritrovare in Dio e nel suo amore
il fondamento della speranza”. Quindi si è soffermato sul motto della visita: “L’amore
di Cristo è la nostra forza”. Un’affermazione, ha rilevato, che vuole “interpretare
la certezza dei cristiani di oggi”:
“Una forza
che ispira e anima le vere rivoluzioni, pacifiche e liberatrici, e che ci sostiene
nei momenti di crisi, permettendo di risollevarci quando la libertà, faticosamente
recuperata, rischia di smarrire se stessa, la propria verità”. L’amore
di Cristo, ha affermato Benedetto XVI, ha iniziato “a rivelarsi nel volto di un Bambino”.
Per questo, ha spiegato, la prima tappa del suo viaggio è stata nella chiesa praghese
di Santa Maria della Vittoria, dove si venera il “Bambino Gesù”:
“Dinanzi
al Bambino di Praga ho pregato per tutti i bambini, per i genitori, per il futuro
della famiglia. La vera ‘vittoria’, che oggi chiediamo a Maria, è la vittoria dell'amore
e della vita nella famiglia e nella società”. Ha
così rammentato gli incontri avvenuti nel Castello di Praga, un contesto nel quale
ha potuto “toccare l’ambito civile e quello religioso, non giustapposti, ma in armonica
vicinanza nella distinzione”. In particolare, ha offerto una riflessione sul suo discorso
al Corpo diplomatico nel quale ha voluto richiamare “il legame indissolubile che sempre
deve esistere tra libertà e verità”:
“Non bisogna
aver paura della verità, perché essa è amica dell’uomo e della sua libertà; anzi,
solo nella sincera ricerca del vero, del bene e del bello si può realmente offrire
un futuro ai giovani di oggi e alle generazioni che verranno (…) Chi esercita responsabilità
nel campo politico ed educativo deve saper attingere dalla luce di quella verità che
è il riflesso dell’eterna Sapienza del Creatore; ed è chiamato a darne testimonianza
in prima persona con la propria vita” “Solo
un serio impegno di rettitudine intellettuale e morale - ha avvertito il Papa - è
degno del sacrificio di quanti hanno pagato caro il prezzo della libertà”. Ha quindi
rivolto il pensiero alla celebrazione dei Vespri con il clero e il laicato cattolico
ceco:
“Per le comunità dell’Europa centro-orientale
questo è un momento difficile: alle conseguenze del lungo inverno del totalitarismo
ateo, si stanno sommando gli effetti nocivi di un certo secolarismo e consumismo occidentale”. Per
questo, ha detto, “ho incoraggiato tutti ad attingere energie sempre nuove dal Signore
risorto, per poter essere lievito evangelico nella società” e impegnarsi in attività
caritative ed educative. Nelle due grandi Messe, a Brno e Stará Boleslav, ha affermato
Benedetto XVI, il messaggio forte è stato quello della speranza fondata sulla fede
in Cristo. La speranza dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi
e di San Vencenslao che antepose il Regno dei cieli al fascino del potere terreno
e, per questo, è rimasto sempre nel cuore del popolo ceco. Il Vangelo, ha osservato
il Papa, come “un fiume di acque risanatrici attraversa la storia e i continenti”,
portando vita e salvezza. Ancora, ha ricordato l’invito rivolto ai giovani cechi “a
riconoscere in Cristo l’amico più vero che soddisfa le aspirazioni più profonde del
cuore umano”. Il Pontefice non ha mancato di menzionare l’incontro ecumenico avvenuto
nell’arcivescovado di Praga:
“Lo sforzo di progredire
verso una unità sempre più piena e visibile tra noi, credenti in Cristo, rende più
forte ed efficace il comune impegno per la riscoperta delle radici cristiane dell’Europa”. Da
ultimo, il Papa ha parlato del suo incontro con il mondo accademico ceco, evidenziando
che proprio nelle università prese le mosse, vent’anni fa, la cosiddetta “Rivoluzione
di velluto” che portò alla caduta del regime comunista in quel Paese:
“A
vent’anni da quello storico evento, ho riproposto l’idea della formazione umana integrale,
basata sull’unità della conoscenza radicata nella verità, per contrastare una nuova
dittatura, quella del relativismo abbinato al dominio della tecnica”. La
cultura umanistica e quella scientifica, ha concluso, “non possono essere separate,
anzi, sono le due facce di una stessa medaglia” come ce lo ricordano grandi scrittori
e scienziati, figli della patria ceca come Kafka e l’abate Mendel. Al momento dei
saluti ai pellegrini italiani, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare ai
partecipanti al Convegno internazionale sturziano, organizzato nel 50.mo della morte
di don Luigi Sturzo: “L’esempio luminoso di questo presbitero
e la sua testimonianza di amore, di libertà e di servizio al popolo sia stimolo e
incoraggiamento per tutti i cristiani, e specialmente per quanti operano in campo
sociale e politico perché diffondano, con la loro coerente testimonianza, il Vangelo
e la dottrina sociale della Chiesa”.