2009-09-30 15:25:01

Il nuovo segretario generale del Consiglio d'Europa, Jagland: bisogna rendere l'istituzione più flessibile


Pronunciamento forte stamane sulla situazione del Caucaso all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che ieri pomeriggio ha eletto il suo nuovo segretario generale, il laburista norvegese Thorbojorn Jagland. Il servizio da Strasburgo della nostra inviata Fausta Speranza:RealAudioMP3



L’Assemblea parlamentare ha chiesto alla Russia di autorizzare gli osservatori dell’Unione Europea a recarsi in Abkhazia e Ossezia del Sud, di togliere tutte le restrizioni all’accesso di aiuti umanitari in queste due regioni e di permettere ai civili georgiani di circolare liberamente attraverso le due frontiere amministrative entro la fine di quest’anno. In un dibattito sulla guerra tra la Georgia e la Russia, ad un anno dall’inizio del conflitto, l’Assemblea ha deplorato il fatto che si constatino pochi progressi tangibili per affrontare le conseguenze del conflitto e che si assista persino in numerose regioni ad un deterioramento della situazione. Dunque, un pronunciamento forte e dell’intenzione di avere nel prossimo futuro parole e azioni più incisive, ci ha parlato il nuovo segretario generale, Thorbojorn Jagland:



"We have to start a reform process of the Organisation…

Dobbiamo cominciare le riforme del Consiglio per rendere l’organizzazione più flessibile e più visibile per i cittadini”.



Così, il nuovo segretario generale, Thorbojorn Jagland, sottolinea ai microfoni di Radio Vaticana le priorità del suo mandato. Ricorda poi che c’è troppo lavoro per la Corte le cui procedure, infatti, si cerca di snellire e ci sono conflitti aperti sul continente dei quali occorre occuparsi. La sfida è sempre quella della difesa dei diritti umani in continua evoluzione come spiega nell’intervista che ha rilasciato alla Radio Vaticana il responsabile della direzione generale dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Philippe Boillat:



“Vous savez que pour le Conseil de l’Europe…

Lei sa che per il Consiglio d’Europa i diritti dell’uomo sono sostanzialmente quelli riconosciuti nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che celebrerà il suo 60.mo anniversario l’anno prossimo, essendo stata firmata a Roma nel maggio (novembre) 1950. E’ necessario dire che i diritti, come presentati nella Convenzione dei diritti dell’uomo, sono stati interpretati dalla Corte in una giurisprudenza estesa ed evolutiva. Sulla base dei diritti iscritti nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Corte ha potuto cioè sviluppare una giurisprudenza in ambiti che gli autori non immaginavano nemmeno al momento della stesura della Convenzione stessa. Dal momento in cui questa è prevista dalla legge in circostanze molto particolari, anche se è vero oggi - come lei sa - che il protocollo 6 e il protocollo 13 che aboliscono definitivamente la pena di morte. Questo significa, lo ripeto, che sulla base di una disposizione che prevedeva la pena di morte, la Corte ha valutato che per un condannato a morte il fatto di dover attendere per anni, a volte addirittura decine di anni, l’esecuzione della condanna a morte, costituisce un trattamento inumano e degradante e quindi in questo senso si può dire che la Corte ha, in un certo senso, anticipato i protocolli 6 e 13 ed aveva, quindi, di fatto abolito la pena di morte”.



Anche Philippe Boillat chiede maggiore visibilità e non solo per cittadini:



“Il ne fait aucune doute que le Conseil de l’Europe…

Non c’è alcun dubbio che il Consiglio d’Europa e le sue attività manchino di visibilità, non soltanto agli occhi del grande pubblico, ma anche agli occhi delle autorità dei nostri Stati membri. Credo che oggi il Consiglio d’Europa svolga un ruolo assolutamente fondamentale nella nuova architettura europea. Credo sia il garante della sicurezza democratica e della stabilità democratica in tutto il continente. Nel corso degli anni, esso ha in effetti adottato tutta una serie di strumenti essenziali per la tutela dei diritti umani. Questi strumenti comportano anche propri meccanismi di controllo, il che significa che gli Stati si adoperano affinché gli impegni presi ratificando tali strumenti siano effettivamente controllati da organi imparziali ed indipendenti”. 

In definitiva, Philippe Boillat traccia un bilancio:



“Et même dans des Etats plus anciens, des progrès considérables…

Perfino negli Stati più antichi sono stati fatti grandi progressi nel miglioramento del rispetto dei diritti dell’uomo, dello Stato di diritto e della democrazia : non si può che felicitarsene, anche se c’è ancora tanta strada da fare. A fronte di ciò, e questa volta vedo il bicchiere “mezzo vuoto”, ci sono alcuni Stati “anziani” nel Consiglio d’Europa dei quali non si penserebbe mai - e prendo ad esempio la questione delle condizioni di vita nelle prigioni - che già da tempo avrebbero dovuto prendere misure necessarie per rispondere agli standard europei. Qui c’è una certa delusione per quanto riguarda l’osservanza del rispetto dei diritti dell’uomo. Ho fatto questo esempio, ma ne potrei fare molti altri: per quanto riguarda i processi equi, per quanto riguarda la libertà d’espressione… Vediamo che in tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa, nonostante i progressi stati compiuti nel corso degli ultimi anni, ci sono ancora violazioni flagranti dei diritti dell’uomo”.








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