Il disegno di legge spagnolo che prevede l'aborto per le minorenni. Olimpia Tarzia:
un'operazione culturale dalle conseguenze molto gravi
Nei giorni scorsi, in Spagna, il governo del premier Josè Luis Zapatero ha approvato
un disegno di legge, che passerà all’esame del parlamento, in base al quale anche
le minorenni dai 16 anni in su potranno abortire senza il consenso dei genitori e
non dovranno neppure avvertirli. Contro questa proposta del governo, il prossimo 17
ottobre è stata indetta una manifestazione. Ed è probabile che il progetto di legge
sarà tra i temi affrontati dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale
spagnola che si riunisce oggi e domani a Madrid. Il nuovo testo cambierebbe dunque
la legge sull’aborto in vigore in Spagna dal 1985. Il ddl del governo, se sarà approvato
senza modifiche, permette inoltre alla donna nelle prime 14 settimane di gestazione
di decidere senza l’obbligo di giustificare la sua scelta con nessuna ragione. Dalla
14.ma alla 22.ma settimana si potrà abortire solo se c’è rischio di vita o salute
per la madre o se venissero diagnosticate anomalie al feto. L’aspetto più contestato
della normativa è quello che riguarda la libertà di aborto per le ragazze minorenni
di 16 anni senza il permesso né l’informazione ai genitori. Di una ricaduta devastante
parla Olimpia Tarzia, presidente dell’Alleanza mondiale delle donne per la
Vita e la Famiglia. Sentiamola nell’intervista di Debora Donnini:
R. - Stiamo
parlando di una realtà come l’aborto che è già oggettivamente, per qualsiasi donna
di qualsiasi età, una tragedia. Se questo poi avviene in un’età adolescenziale, in
un momento di particolare fragilità psicologica, di interrogativi anche sul senso
stesso della vita, sul proprio futuro, lo trovo veramente un percorso gravissimo.
Qui non stiamo parlando di prendersi un’aspirina oppure no: qui si sta addirittura
ventilando l’ipotesi, appunto, che una giovanissima ragazza affronti una situazione
di questo tipo da sola. Fondamentalmente, le vittime dell’aborto sono due: il bambino
e la donna, e la donna il più delle volte viene lasciata sola dalla società, dalle
istituzioni. In questo caso andiamo addirittura a monte, perché non si consente alla
famiglia di poterle offrire alternative, di trovare soluzioni.
D.
- La normativa, se entrerà in vigore, renderebbe possibile abortire senza l’obbligo
di giustificare in nessun modo questa scelta, e questo fino alla 14.ma settimana.
Secondo lei, cosa comporta questo per le donne, per la società?
R.
- Qui si sta consentendo ad un essere umano, attraverso questo disegno di legge,
di avere potere di vita o di morte su un altro essere umano e, aggiungerei, con l’avallo
dello Stato. E nemmeno si prevede un percorso di motivazioni, di giustificazioni,
premesso che non è comunque concepibile. Qui si va veramente a minare l’impianto antropologico
della società futura: che senso viene dato alla vita umana, che senso viene dato alla
dignità di ciascun essere umano a prescindere da quello che sa fare e da quello che
possiede; ai diritti umani.
D. - Secondo lei, è
in atto un progetto per desensibilizzare la società riguardo all’aborto?
R.
- Il tentativo è di banalizzare quello che è invece la realtà dell’aborto, che è un
dramma. Banalizzandolo, l’operazione culturale è quella di anestetizzare le coscienze
con considerazioni del tipo: in fin dei conti, non è una cosa grave; in fin dei conti,
la legge me lo permette, in fin dei conti non devo nemmeno giustificare. Quindi, l’operazione
culturale - oltre che, ovviamente, politica e in questo caso legislativa - è grave.