2009-09-30 15:34:37

Il disegno di legge spagnolo che prevede l'aborto per le minorenni. Olimpia Tarzia: un'operazione culturale dalle conseguenze molto gravi


Nei giorni scorsi, in Spagna, il governo del premier Josè Luis Zapatero ha approvato un disegno di legge, che passerà all’esame del parlamento, in base al quale anche le minorenni dai 16 anni in su potranno abortire senza il consenso dei genitori e non dovranno neppure avvertirli. Contro questa proposta del governo, il prossimo 17 ottobre è stata indetta una manifestazione. Ed è probabile che il progetto di legge sarà tra i temi affrontati dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola che si riunisce oggi e domani a Madrid. Il nuovo testo cambierebbe dunque la legge sull’aborto in vigore in Spagna dal 1985. Il ddl del governo, se sarà approvato senza modifiche, permette inoltre alla donna nelle prime 14 settimane di gestazione di decidere senza l’obbligo di giustificare la sua scelta con nessuna ragione. Dalla 14.ma alla 22.ma settimana si potrà abortire solo se c’è rischio di vita o salute per la madre o se venissero diagnosticate anomalie al feto. L’aspetto più contestato della normativa è quello che riguarda la libertà di aborto per le ragazze minorenni di 16 anni senza il permesso né l’informazione ai genitori. Di una ricaduta devastante parla Olimpia Tarzia, presidente dell’Alleanza mondiale delle donne per la Vita e la Famiglia. Sentiamola nell’intervista di Debora Donnini:RealAudioMP3

R. - Stiamo parlando di una realtà come l’aborto che è già oggettivamente, per qualsiasi donna di qualsiasi età, una tragedia. Se questo poi avviene in un’età adolescenziale, in un momento di particolare fragilità psicologica, di interrogativi anche sul senso stesso della vita, sul proprio futuro, lo trovo veramente un percorso gravissimo. Qui non stiamo parlando di prendersi un’aspirina oppure no: qui si sta addirittura ventilando l’ipotesi, appunto, che una giovanissima ragazza affronti una situazione di questo tipo da sola. Fondamentalmente, le vittime dell’aborto sono due: il bambino e la donna, e la donna il più delle volte viene lasciata sola dalla società, dalle istituzioni. In questo caso andiamo addirittura a monte, perché non si consente alla famiglia di poterle offrire alternative, di trovare soluzioni.

 
D. - La normativa, se entrerà in vigore, renderebbe possibile abortire senza l’obbligo di giustificare in nessun modo questa scelta, e questo fino alla 14.ma settimana. Secondo lei, cosa comporta questo per le donne, per la società?

 
R. - Qui si sta consentendo ad un essere umano, attraverso questo disegno di legge, di avere potere di vita o di morte su un altro essere umano e, aggiungerei, con l’avallo dello Stato. E nemmeno si prevede un percorso di motivazioni, di giustificazioni, premesso che non è comunque concepibile. Qui si va veramente a minare l’impianto antropologico della società futura: che senso viene dato alla vita umana, che senso viene dato alla dignità di ciascun essere umano a prescindere da quello che sa fare e da quello che possiede; ai diritti umani.

 
D. - Secondo lei, è in atto un progetto per desensibilizzare la società riguardo all’aborto?

 
R. - Il tentativo è di banalizzare quello che è invece la realtà dell’aborto, che è un dramma. Banalizzandolo, l’operazione culturale è quella di anestetizzare le coscienze con considerazioni del tipo: in fin dei conti, non è una cosa grave; in fin dei conti, la legge me lo permette, in fin dei conti non devo nemmeno giustificare. Quindi, l’operazione culturale - oltre che, ovviamente, politica e in questo caso legislativa - è grave.







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