Svizzera: la Chiesa ricorda il 40.mo della Commissione Giustizia e Pace
Con una solenne celebrazione eucaristica nella Basilica della Trinità a Berna, la
Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale svizzera (Ces) ha festeggiato
sabato scorso i suoi 40 anni di fondazione. Un centinaio i partecipanti alla liturgia
presieduta da mons. Kurt Koch, presidente uscente della Ces, e concelebrata dal presidente
della Commissione mons. Peter Henrici. Ospite d’onore mons. Gérard Defois, arcivescovo
emerito di Lille e presidente di Giustizia e Pace Europa a cui sono state affidate
l’omelia e alcune riflessioni dopo la Messa. Nell’omelia – riferisce l’agenzia Apic
- il presule francese ha ricordato come l’impegno della Chiesa per la giustizia e
la pace non sia un’attività sociale “annessa a un’istituzione essenzialmente spirituale”.
Esso rappresenta invece “l’essenza stessa della fede per realizzare quello che i Papi
hanno chiamato la civiltà dell’amore”. La verità della fede, infatti, non è in gioco
solo nelle affermazioni dottrinali, “ma anche nelle pratiche sociali che devono testimoniare
a ogni essere umano la vicinanza di Dio in tutta la sua esistenza”. Mons. Debois si
è quindi soffermato sulla specificità della missione di Giustizia e Pace: non una
semplice Ong, ma un impegno per realizzare quegli ideali e valori evangelici che hanno
ricevuto nuovo slancio dall’enciclica “Populorum Progressio” di Paolo VI. “Per noi
– ha sottolineato - l’altro, il povero, l’escluso il migrante o il malato non sono
i ‘dimenticati della crescita’, sono figli di Dio e l’immagine attuale di Cristo”.
Concetti che il presule ha ripreso e approfondito nelle riflessioni svolte al ricevimento
ufficiale seguito alla Messa, in cui ha sottolineato, tra l’altro, che non basta protestare
contro le ingiustizie e le offese alla dignità umana. “Il dovere primordiale di Giustizia
e Pace – ha detto - è di lavorare con le Chiese locali, come fa con gli immigrati
illegali e contro il traffico di esseri umani, di denunciare le nuove forme di povertà,
di rivelare gli effetti perversi delle pratiche economiche che schiavizzano il lavoratore
straniero, di occuparsi, come chiedeva già Paolo VI, dello sviluppo dei Paesi del
sud del mondo promuovendo scambi commerciali e culturali che rispettino l’identità
e la dignità di questi popoli”. Composta da una ventina di esperti, in maggioranza
laici, dalla sua creazione, nel 1969, Giustizia e Pace è la voce della Chiesa elvetica
sulle questioni sociali, economiche, politiche e ambientali. In occasione del suo
giubileo la Commissione ha pubblicato un opuscolo di 40 pagine in cui presenta la
sua storia e la sua visione. (L.Z.)