Sri Lanka: il vescovo anglicano di Colombo chiede allo Stato più trasparenza sui profughi
tamil
Il vescovo anglicano di Colombo protesta per i continui ritardi nel reinsediamento
dei profughi tamil nelle loro terre di origine, dopo la guerra fra l'esercito e le
Tigri tamil. Il reverendo Duleep de Chickrea lamenta la “mancanza di coordinamento
tra le varie autorità dello Stato”. Lo sminamento delle regioni del nord e la ricostruzione
dei villaggi - riferisce l'agenzia AsiaNews - prosegue a rilento; allo stesso tempo,
il governo ha dato il via libera al rientro a casa dei profughi a patto che siano
accolti dai rispettivi parenti in condizioni di sicurezza. Per il vescovo è una contraddizione
che umilia le cosiddette Internally displaced persons (IDPs). De Chickrea ricorda
al governo che i rifugiati non sono prigionieri di guerra, ma persone che sono andate
nei campi profughi rispondendo all’invito dei militari e fidandosi delle loro promesse.
All’esecutivo guidato da Mahinda Rajapaksa il vescovo chiede informazioni e chiarezza
sulla reale situazione delle zone un tempo occupate dalle Tigri tamil e auspica “maggior
trasparenza nella gestione della crisi” ed nei lavori per risistemare le oltre 250mila
sfollati. De Chickrea è preoccupato per le condizioni dei rifugiati e afferma che
“le piogge arrivate in anticipo sono un fattore che aggrava la situazione ed esige
un’azione rapida di risposta”. Dai campi sparsi tra Vavuniya, Mannar e Jaffna e dalla
Menik farm arrivano notizie sul continuo peggioramento dell’emergenza profughi e su
nuove violenze ai danni dei tamil. Fonti locali affermano che i militari considerano
tutti i rifugiati alla stregua di potenziali fiancheggiatori delle Tigri e nei campi
vige un clima di oppressione continua. Oltre 10mila giovani, tra i 18 ed i 30 anni,
sono stati trasferiti in campi speciali perché sospettati di legami con il Liberation
Tigers of Tamil Eelam (Ltte). Sono sottoposti ai metodi di interrogatorio di norma
usati per i terroristi e tra di loro ci sono 1875 donne di cui 40 incinte. Giungono
pure notizie di quotidiane sparizione di persone e di violenze sulle donne perpetrate
dai militari. Bambini e donne soffrono più di tutti la mancanza di servizi igienici,
alimenti e acqua potabile. Ogni giorno i profughi sono costretti a fare lunghe code
per assicurarsi risicate razioni di cibo. L’arrivo della stagione delle piogge aumenta
il rischio della diffusione di malattie quali tifo e diarrea che già da tempo colpiscono
le IDP. Bambini e studenti non hanno possibilità di studiare e l’anno scolastico è
ormai perso. (R.P.)