Pakistan: il neo vescovo di Rawalpindi chiede ai cristiani di essere "luce" in mezzo
alle persecuzioni
In un Paese dilaniato da persecuzioni contro le minoranze, la “presenza” dei cristiani
deve essere “simbolo di unità e di luce”. È quanto ha ricordato mons. Rufin Anthony,
neo-vescovo di Rawalpindi – la quarta città per grandezza del Pakistan – durante una
messa celebrata sabato scorso a Faisalabad, nella cattedrale dei Ss Pietro e Paolo.
Centinaia i presenti fra prelati, religiosi, suore e laici, riuniti in cattedrale
- riferisce l'agenzia AsiaNews - per salutare il vescovo, originario proprio di Faisalabad,
che il 21 settembre ha preso possesso della nuova diocesi. “Il vescovo Rufin – ha
ricordato mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad – è un figlio della nostra diocesi
e sono lieto di accoglierlo fra noi” successori degli apostoli. Mons. Coutts ha sottolineato
il ruolo svolto dalla diocesi di Faisalabad nella “crescita della comunità cristiana:
molti sacerdoti e suore lavorano in altre zone del Paese e all’estero: due suore domenicane
sono missionarie in Afghanistan”. Durante l’omelia mons. Rufin Anthony ha reso omaggio
alla memoria di Francesco Benedetto Cialeo, missionario italiano e vescovo di Faisalabad,
che insieme ai frati “cappuccini e domenicani” ha lavorato perché “nascessero vocazioni
a livello locale” capaci di “assumere la guida della diocesi”. “La presenza dei missionari
è stata una luce per noi – ha ricordato mons. Rufin – Ora dobbiamo andare avanti e
lavorare per l’unità e la cooperazione”. Nelle ultime settimane il Pakistan ha registrato
diversi casi di persecuzione verso le minoranze religiose, soprattutto cristiane,
perpetrate in nome della legge sulla blasfemia. “La situazione è insopportabile –
sottolinea il neo-vescovo di Rawalpindi – e le cause affondano nel sentimento di gelosia,
pregiudizio e odio: sono elementi presenti anche nelle altre società, ma qui in Pakistan
assumono anche un carattere confessionale”. Egli conferma che “l’intolleranza religiosa
è in continua crescita” ed è sintomo di un “degrado della religione”. Il prelato ha
infine ricordato il ruolo “preminente” ricoperto dai cristiani per il “progresso”
del Paese, invitando i fedeli a essere “simbolo di unità e luce anche se perseguitati”
e assicura il proprio impegno per “avvicinare le persone alla Chiesa e gli uni agli
altri”. (R.P.)