2009-09-28 12:39:57

L'Iran lancia in via sperimentale due nuovi missili a media gittata. L'inquietudine della comunità internazionale. Intervista con il prof. Ennio Di Nolfo


Nuovo esperimento missilistico iraniano. Teheran ha infatti lanciato oggi razzi definiti “a lungo e medio raggio”, dopo che ieri aveva eseguito un test con missili a corto raggio nel corso di esercitazioni militari condotte dai Guardiani della rivoluzione. Proprio secondo i Pasdaran, tra i razzi messi in orbita oggi figurano i missili "Sejil" - con una gittata di 2.000 km - e "Shahab-3", con una portata fra i 1.300 e i 2.000 km: potenzialmente, dunque, sono in grado di raggiungere Israele e le basi Usa nel Golfo. Ma tali missili potrebbero diventare una minaccia reale? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof. Ennio Di Nolfo, esperto di Relazioni internazionali e docente emerito all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. - Credo che per ora siano una minaccia simbolica. Non sono missili a lunga ma a media gittata. Se è vero che possono raggiungere fino a duemila chilometri di distanza, bisogna pure ricordare che i missili a lunga gittata raggiungono i 16 mila chilometri di distanza: dall’Unione Sovietica, a suo tempo, potevano raggiungere gli Stati Uniti e viceversa e questo faceva la differenza. Ciò non toglie che, sebbene siano armi simboliche e convenzionali, è il momento in cui vengono lanciate che dà loro un significato preciso. E’ il momento in cui scade il termine entro il quale gli iraniani - alla fine di settembre - devono rendere conto all’Aiea della loro politica nucleare. Devono chiudere, se possibile, o aprire - anche se può sembrare un paradosso - un negoziato serio con i 5+1 che stanno cercando, finora vanamente, di trattare con loro. Mi pare di percepire una voluta ambiguità da parte iraniana, perché da un lato Ahmadinejad ha abbassato un po’ i toni dei suoi proclami e, dall’altro, con questi lanci e con la rivelazione del secondo sito nucleare a Qom mostra di avere a disposizione strumenti capaci davvero di raggiungere Israele.
 
D. - Secondo alcuni osservatori il vero obiettivo delle grandi manovre di Teheran sarebbe quello di ridimensionare l’opposizione interna, cioè i critici di Ahmadinejad…
 
R. - È possibile, ma si tratta di sapere anche come l’opposizione interna sia informata di queste cose. Ovviamente, i responsabili principali dell’opposizione sono al corrente dell’andamento della situazione. Ma l’opposizione potrebbe avere successo soltanto se riuscisse a far leva sulle masse che si rivolgono alle piazze e se le piazze riuscissero a persuadere i capi supremi del regime iraniano a non sostenere più la presidenza di Ahmadinejad: credo che ciò possa essere plausibile ma poco credibile.
 
D. - Il primo ottobre, a Ginevra, ci sarà la riunione del 5+1, ovvero di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e Germania. Cosa ne potrebbe nascere?
 
R. - Un inasprimento delle misure non militari e di contenimento dell’aggressività degli iraniani, con provvedimenti che riguarderanno certamente la finanza ed il commercio internazionale.







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