L'incontro di Benedetto XVI con il Consiglio ecumenico ceco e il saluto ai rappresentanti
della comunità ebraica praghese
Che i cristiani siano uniti nel segno della speranza per incidere la vita pubblica
dei Paesi europei: l’auspicio di Benedetto XVI è stato esprtesso nell’incontro con
il Consiglio ecumenico delle Repubblica ceca, ospitato ieri pomeriggio nell’arcivescovado
di Praga, al quale hanno partecipato anche due esponenti della comunità ebraica praghese.
Il servizio di Roberta Gisotti:
“E’ difficile
credere - ha esordito il Papa - siano passati solo due decenni dal crollo dei regimi
comunisti e l’avvio di “una difficile ma produttiva transizione verso strutture politiche
più partecipative”, che ha visto i cristiani uniti ad altri uomini di buona volontà
per “ricostruire un ordine politico giusto”, tutt’ora impegnati nel dialogo “verso
la comprensione reciproca” e “la collaborazione” per “la pace e il progresso del bene
comune”. Benedetto XVI ha evidenziato i tentativi in atto “tesi a marginalizzare l’influsso
del cristianesimo nella vita pubblica, talora sotto il pretesto - ha osservato - che
i suoi insegnamenti siano dannosi al benessere della società”. Fermiamoci allora a
riflettere, ha detto il Papa. Se oggi c’è “separazione artificiale del Vangelo dalla
vita intellettuale e pubblica” dovremmo fare reciproca “autocritica” “dell’età moderna”
e “del cristianesimo moderno”, specie sulla speranza che possono offrire all’umanità:
“We
may ask ourselses,…. Possiamo chiederci: cosa ha da dire oggi il
Vangelo alla Repubblica Ceca e più in generale all’intera Europa, in un periodo segnato
dal proliferare di diverse visioni del mondo?” “Il
Vangelonon cessa mai di ispirare uomini e donne a porsi al servizio
dei loro fratelli e sorelle. Pochi potrebbero contestare ciò”, ha aggiunto il Santo
Padre: “We take confidence in knowing… Acquistiamo
fiducia sapendo che la proclamazione da parte della Chiesa della salvezza in Gesù
Cristo è sempre antica e sempre nuova, imbevuta della saggezza del passato e ricolma
di speranza per il futuro. Quando l’Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo,
ascolta la sua stessa storia”. Le
nozioni di giustizia, libertà e responsabilità sociale - ha spiegato Benedetto XVI
- assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee
e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla eredità cristiana dell'Europa.
“In verità, la memoria del passato anima le sue aspirazioni per il futuro”. E dunque,
“i cristiani non devono ripiegarsi su di sé, timorosi del mondo”, ma “condividere
con fiducia il tesoro di verità loro affidato” sull’esempio di Santi come Adalberto
e Agnese di Boemia:
“Likewises Christians today… Allo
stesso modo i cristiani di oggi, aprendosi alla situazione attuale e riconoscendo
tutto ciò che vi è di buono nella società, devono avere il coraggio di invitare uomini
e donne alla radicale conversione che deriva dall’incontro con Cristo e introduce
in una nuova vita di grazia”. Del
resto le radici cristiane - ha proseguito il Santo Padre - continuano a dare all’Europa
“il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo
con persone di altre culture e religioni”:
“Precisely
because the Gospel… Proprio perché il Vangelo non è un'ideologia,
non pretende di bloccare dentro schemi rigidi le realtà socio-politiche che si evolvono.
Piuttosto, esso trascende le vicissitudini di questo mondo e getta nuova luce sulla
dignità della persona umana in ogni epoca”. Il
Papa ha richiamato i cristiani ad impegnarsi “per sanare le divisioni del passato”,
ricordando la figura di Jan Hus, e ricordando il Convegno del 1999 in Vaticano, dedicato
all’eroe nazionale boemo, monaco del XV secolo che si batté contro il mercato delle
indulgenze e contro le ricchezze della Chiesa, un secolo prima di Lutero, arso sul
rogo come eretico:
“I pray that such ecumenical initiatives… Prego
perché tali iniziative ecumeniche portino frutto non solo per proseguire il cammino
dell’unità dei cristiani, ma per il bene dell’intera società europea”. Da
annotare, infine, il saluto di Benedetto XVI ai due rappresentanti della comunità
ebraica di Praga presenti all’incontro. Comunità oggi di circa 4 mila persone, rispetto
alle 90 mila che risiedevano nella capitale boema prima della Seconda Guerra mondiale
e che finirono in massima parte uccise nei campi di sterminio nazisti.