2009-09-28 12:49:10

Formare laici per la pastorale universitaria, obiettivo discusso all'incontro della Ccee di Oporto. Intervista con don Ferenc Janka


Il ruolo dei laici nella Pastorale universitaria è fondamentale, ma c’è bisogno anche di formazione per poterli aiutare a trasmettere meglio il Vangelo nelle aule universitarie. Con questa riflessione si è concluso ieri pomeriggio ad Oporto in Portogallo l’incontro europeo dei delegati nazionali e vescovi di pastorale universitaria. Il convegno, promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), ha visto la partecipazione di oltre 60 delegati provenienti da tutto il vecchio continente. Marina Tomarro ha intervistato don Ferenc Janka, vicesegretario generale del Ccee:RealAudioMP3

R. - Abbiamo fatto una riflessione sul ruolo dei laici: in che modo possiamo coinvolgerli nella pastorale universitaria? Abbiamo ascoltato l’esperienza della Polonia, dove cresce questa collaborazione volontaria degli studenti nella pastorale universitaria. Si organizza un incontro annuale ed una formazione continua di questi volontari. Un’esperienza molto importante ed interessante era anche la pastorale universitaria in Germania, dove ci sono collaboratori professionisti laici che fanno questa attività con una formazione di teologia, di psicologia, di pedagogia. Questo, secondo me, è molto importante: vuol dire che un’esperienza della vita cristiana, dei collaboratori della pastorale universitaria, deve puntare sulla prassi della fede e questa prassi mostrerà in trasparenza la grazia di Dio, grazie alla quale poi si troveranno persone che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire.
 
D. - Di fronte ad un’Europa così laicizzata, in che modo è possibole far giungere il messaggio del Vangelo nelle università?
 
R. - La difficoltà comune nella nostra società europea è talvolta l’assenza del cristianesimo. Tanti non conoscono la bellezza della vita cristiana, il messaggio di Cristo. Secondo me, il nostro primo compito è accettare questa situazione ma non in modo passivo: si deve mostrare la prospettiva della verità nella carità. La scienza, cioè, non basta, ci vuole una dimensione etica di tutte le scienze. Questo mondo globalizzato ci rende vicini ma non ci rende fratelli. Diventiamo fratelli soltanto attraverso l’amore e la carità. Per poter vivere questa carità ci vuole Dio che ci rende testimoni di questa bellezza di vita, che poi può anche essere una prospettiva per la realtà universitaria europea.
 
D. - Perché è importante questo confronto europeo fra delegati di pastorale universitaria?
 
R. - La realtà europea è molto variegata. Il nostro scopo, quindi, non è trovare qualcosa di unitario per tutta la pastorale europea, ma attraverso lo scambio delle esperienze possiamo approfondire la nostra identità ed anche la nostra missione per la pastorale universitaria. Secondo me, lo scopo dei nostri incontri è sempre questo: imparare a vedere la nostra realtà con nuovi occhi.







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