Cristo è la nostra speranza: la Messa del Papa a Brno. Il testo integrale dell'omelia
Ecco il testo integrale dell’omelia di Benedetto XVI alla Messa nella spianata all'Aeroporto
di Brno
Cari fratelli e sorelle!
"Venite a me voi tutti, che siete stanchi
e oppressi, e io vi darò ristoro" (Mt 11,28). Gesù invita ogni suo discepolo
a sostare con Lui, a trovare in Lui conforto, sostegno e ristoro. L'invito lo rivolge
in particolare alla nostra Assemblea liturgica, che vede raccolta idealmente, con
il Successore di Pietro, l'intera vostra Comunità ecclesiale. A tutti e a ciascuno
va il mio saluto: in primo luogo al Vescovo di Brno - al quale sono grato anche per
le cordiali parole che mi ha rivolto all'inizio della Messa – ai Signori Cardinali
e agli altri Vescovi presenti. Saluto i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi
e le religiose, i catechisti e gli operatori pastorali, i giovani e le numerose famiglie.
Rivolgo un deferente pensiero alle Autorità civili e militari, in modo speciale al
Presidente della Repubblica con la gentile consorte, al Sindaco della Città di Brno
e al Presidente della Regione della Moravia del Sud, terra ricca di storia, di attività
culturali, di industrie e di commercio. Vorrei inoltre salutare con affetto i pellegrini
provenienti da tutta la regione della Moravia e dalle diocesi della Slovacchia, della
Polonia, dell'Austria e della Germania.
Cari amici, per il carattere che riveste
l'odierna Assemblea liturgica, ho condiviso volentieri la scelta, a cui ha accennato
il vostro Vescovo, di intonare le letture bibliche della Santa Messa al tema della
speranza: l'ho condivisa pensando sia al popolo di questo caro Paese, sia all'Europa
e all'umanità intera, che è assetata di qualcosa su cui poggiare saldamente il proprio
avvenire. Nella mia seconda Enciclica - la Spe salvi -,ho sottolineato
che l'unica speranza "certa" e "affidabile" (cfr n. 1) si fonda su Dio. L'esperienza
della storia mostra a quali assurdità giunge l'uomo quando esclude Dio dall'orizzonte
delle sue scelte e delle sue azioni, e come non è facile costruire una società ispirata
ai valori del bene, della giustizia e della fraternità, perché l'essere umano è libero
e la sua libertà permane fragile. La libertà va allora costantemente riconquistata
per il bene e la non facile ricerca dei "retti ordinamenti per le cose umane" è un
compito che appartiene a tutte le generazioni (cfr ibid.,24-25). Ecco
perché, cari amici, noi siamo qui prima di tutto in ascolto, in ascolto di una parola
che ci indichi la strada che conduce alla speranza; anzi, siamo in ascolto della Parola
che sola può darci speranza solida, perché è Parola di Dio.
Nella prima Lettura
(Is 61,1-3a), il Profeta si presenta investito della missione di annunciare
a tutti gli afflitti e i poveri la liberazione, la consolazione, la gioia. Questo
testo Gesù l'ha ripreso e l'ha fatto proprio nella sua predicazione. Anzi, ha detto
esplicitamente che la promessa del profeta si è compiuta in Lui (cfr Lc 4,16-21).
Si è completamente realizzata quando, morendo in croce e risorgendo da morte, ci ha
liberati dalla schiavitù dell'egoismo e del male, del peccato e della morte. E questo
è l'annuncio di salvezza, antico e sempre nuovo, che la Chiesa proclama di generazione
in generazione: Cristo crocifisso e risorto, Speranza dell'umanità!
Questa
parola di salvezza risuona con forza anche oggi, nella nostra Assemblea liturgica.
Gesù si rivolge con amore a voi, figli e figlie di questa terra benedetta, nella quale
è stato sparso da oltre un millennio il seme del Vangelo. Il vostro Paese, come altre
nazioni, sta vivendo una condizione culturale che rappresenta spesso una sfida radicale
per la fede e, quindi, anche per la speranza. In effetti, sia la fede che la speranza,
nell'epoca moderna, hanno subito come uno "spostamento", perché sono state relegate
sul piano privato e ultraterreno, mentre nella vita concreta e pubblica si è affermata
la fiducia nel progresso scientifico ed economico (cfr Spe salvi,17).
Conosciamo tutti che questo progresso è ambiguo: apre possibilità di bene insieme
a prospettive negative. Gli sviluppi tecnici ed il miglioramento delle strutture sociali
sono importanti e certamente necessari, ma non bastano a garantire il benessere morale
della società (cfr ibid.,24). L'uomo ha bisogno di essere liberato
dalle oppressioni materiali, ma deve essere salvato, e più profondamente, dai mali
che affliggono lo spirito. E chi può salvarlo se non Dio, che è Amore e ha rivelato
il suo volto di Padre onnipotente e misericordioso in Gesù Cristo? La nostra salda
speranza è dunque Cristo: in Lui, Dio ci ha amato fino all'estremo e ci ha dato la
vita in abbondanza (cfr Gv 10,10), quella vita che ogni persona, talora persino
inconsapevolmente, anela a possedere. "Venite a me, voi tutti che siete stanchi
e oppressi, e io vi darò ristoro". Queste parole di Gesù, scritte a grandi lettere
sopra la porta della vostra Cattedrale di Brno, Egli le indirizza ora a ciascuno di
noi ed aggiunge: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro
per la vostra vita" (Mt 11,29-30). Possiamo restare indifferenti dinanzi al
suo amore? Qui, come altrove, nei secoli passati tanti hanno sofferto per mantenersi
fedeli al Vangelo e non hanno perso la speranza; tanti si sono sacrificati per ridare
dignità all'uomo e libertà ai popoli, trovando nell'adesione generosa a Cristo la
forza per costruire una nuova umanità. E pure nell'attuale società, dove tante forme
di povertà nascono dall'isolamento, dal non essere amati, dal rifiuto di Dio e da
un'originaria tragica chiusura dell'uomo che pensa di poter bastare a se stesso, oppure
di essere solo un fatto insignificante e passeggero; in questo nostro mondo che è
alienato "quando si affida a progetti solo umani" (cfr Caritas in veritate,53), solo Cristo può essere la nostra certa speranza. Questo è l'annuncio che
noi cristiani siamo chiamati a diffondere ogni giorno, con la nostra testimonianza.
Annunciatelo
voi, cari sacerdoti, restando intimamente uniti a Gesù ed esercitando con entusiasmo
il vostro ministero, certi che nulla può mancare a chi si fida di Lui. Testimoniate
Cristo voi, cari religiosi e religiose, con la gioiosa e coerente pratica dei consigli
evangelici, indicando quale è la nostra vera patria: il Cielo. E voi, cari fedeli
laici giovani ed adulti, voi, care famiglie, poggiate sulla fede in Cristo i vostri
progetti familiari, di lavoro, della scuola, e le attività di ogni ambito della società.
Gesù mai abbandona i suoi amici. Egli assicura il suo aiuto, perché nulla è possibile
fare senza di Lui, ma, al tempo stesso, chiede ad ognuno di impegnarsi personalmente
per diffondere il suo universale messaggio di amore e di pace. Vi sia di incoraggiamento
l’esempio dei santi Cirillo e Metodio, Patroni principali della Moravia, che hanno
evangelizzato i popoli slavi, e dei santi Pietro e Paolo, ai quali è dedicata la vostra
Cattedrale. Guardate alla testimonianza luminosa di santa Zdislava, madre di famiglia,
ricca di opere di religione e di misericordia; di san Giovanni Sarkander, sacerdote
e martire; di san Clemente Maria Hofbauer, sacerdote e religioso, nato in questa Diocesi,
e canonizzato 100 anni fa e della beata Restituta Kafkova, religiosa nata a Brno e
uccisa dai nazisti a Vienna. Vi accompagni e protegga la Madonna, Madre di Cristo,
nostra Speranza. Amen!