2009-09-24 15:17:44

Educare i giovani africani alla cultura della pace: intervista con mons. Nicolas Djomo, in vista del Sinodo per l'Africa


Portare i valori della riconciliazione, della giustizia e della pace in Africa, un continente spesso colpito da conflitti ed emergenze umanitarie: questo uno degli obiettivi dell’imminente Sinodo dei Vescovi per l’Africa, che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. Si tratta della seconda Assemblea speciale episcopale dedicata a questo continente, a distanza di 15 anni dal primo Sinodo del 1994. Ma come insegnare i valori della pace, soprattutto ai giovani? Padre Jean-Baptiste Malenge, del nostro programma Francese Africa, lo ha chiesto a mons. Nicolas Djomo, vescovo di Tshumbe e presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo:RealAudioMP3

R. - L'avenir du Congo...
Il futuro del Congo dipende dall'uomo che formiamo oggi. E questo passa attraverso l'istruzione e in particolare l’educazione ad una cultura della pace. Attualmente, abbiamo dei programmi nelle scuole primarie per parlare ai bambini più piccoli di pace attraverso l'identificazione con Cristo e dire loro che l’altro sono io e che il male che non posso fare a me stesso non lo posso fare al prossimo. È un programma che sta producendo ottimi risultati. Lavoriamo insieme ad altre Chiese, in modo da raggiungere tutte le comunità credenti nel nostro Paese, cristiane e non cristiane.

 
D. - Qual è l’impegno della Chiesa per la pace nel nuovo contesto del pluralismo democratico e dei media?

 
R. - Les moyens de communication sociale...
I mezzi di comunicazione sociale sono uno strumento per unire le persone. A partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa ha dato uno spazio importante alla comunicazione della Parola di Dio, ma anche alla formazione delle coscienze. Ciò significa che per tutti i mezzi di comunicazione sociale la questione fondamentale è il contenuto. Abbiamo bisogno di media ancorati a un contenuto di valore che possa formare l'uomo, la sua coscienza, ai valori egualitari della pace, della giustizia e dei diritti umani. E questo è ciò che facciamo nel nostro Paese, in particolare da quando molte delle nostre diocesi si sono dotate di radio comunitarie diocesane e anche di canali televisivi. Stiamo lavorando intensamente per fissare contenuti che riflettano la dottrina della Chiesa e che mettano l’uomo al centro di tutti i valori.

 
D. - Il rispetto dei diritti umani è un tema ampio di cui si parlerà al prossimo Sinodo…

 
R. - Exactement. Les droits de l'homme...
Sì. I diritti umani sono un tema ampio, molto importante, fondamentale. Un Paese che si sforza di difendere i diritti umani è in grado di costruire una società solida nell’interesse di tutti i soggetti. Questa è la base di tutto ed è per questo che noi, Chiesa cattolica, ci battiamo per il riconoscimento dei diritti delle persone in questo Paese. Quando abbiamo lanciato il nostro programma di educazione civica, dove abbiamo insegnato cosa sono le elezioni, la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani in un Paese dove la gente ha subìto decenni di repressione, abbiamo cominciato spiegando loro che hanno diritti e che senza il rispetto di questi diritti, non è possibile fondare una repubblica a beneficio di tutti. Quindi per noi la questione dei diritti umani è fondamentale e l’abbiamo inserita tra le materie fondamentali di insegnamento nelle scuole.

 
D. - Che ne è dell’inculturazione? Questa priorità, in Africa e in Congo, è stata dimenticata?

 
R. - Non, elle n'est pas oubliée...
No, non è stata dimenticata, nella misura in cui l'inculturazione, è la vita stessa. Lo dice il Santo Padre nel suo recente libro "Gesù di Nazaret", che ci invita a evangelizzare la cultura e ad inculturare il Vangelo. Si tratta di due facce di una stessa medaglia: c’è l'incontro di Cristo con l'uomo, l'uomo che riceve la Parola di Dio e, allo stesso tempo, questo uomo dà, al Vangelo che accoglie, una parte di sé. In primo luogo, il Vangelo, che è venuto a trovare il continente africano, il popolo africano con la sua cultura, sta cercando di trasformarlo in un discepolo di Cristo con i valori positivi della sua cultura. E poi, oggi, l'uomo africano vive in un contesto specifico. È molto importante che l'evangelizzazione tenga conto della situazione concreta dell’uomo da evangelizzare oggi, una situazione in Congo segnata dalla guerra, dalla povertà, le malattie, l'Aids… È essenziale che prendiamo in considerazione le situazioni in cui vivono gli africani, i congolesi oggi. Il Vangelo di Gesù Cristo viene a interpellarli in queste circostanze e noi siamo chiamati a lavorare in modo che l’uomo integrale, nelle sue molteplici dimensioni, possa incontrare Cristo ed essere salvato da Cristo.







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