Nella memoria di San Pio da Pietrelcina, si chiude l’ostensione delle sue spoglie
a San Giovanni Rotondo. Il Papa: un instancabile dispensatore della misericordia di
Dio
Nell’ultimo giorno dell’ostensione del corpo di Padre Pio a San Giovanni Rotondo e
nella sua memoria liturgica, il Papa nell’udienza generale ha voluto ricordare la
figura del Santo come esempio di “instancabile dispensatore della misericordia di
Dio”, “assiduo e fedele ministro” del Sacramento della Riconciliazione. Un aspetto
evidenziato anche da frate Antonio Belpiede, portavoce dei padri cappuccini
di San Giovanni Rotondo, intervistato da Emanuela Campanile:
R. – Padre
Pio è il sacerdote crocifisso, icona, sacramento del Cristo. Quel sangue – il sangue
di Gesù – è non solo il nutrimento per la Chiesa nell’Eucarestia, ma anche lavacro
di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo. E’ per questo che la gente
andava da Padre Pio: non soltanto per essere riconciliata, per essere pacificata,
ma anche perché tutte le divisioni della psiche e della vita potessero trovare unità,
potessero essere simbolo nel Sacramento della Riconciliazione. E sono gli stessi motivi
per cui ancora oggi vi si recano. Uno degli aspetti più importanti dell’eredità di
Padre Pio, per noi che siamo i suoi frati – come ci ha ricordato il 21 giugno il Papa
– è proprio quello di continuare a riconciliare, a perdonare, a lavare i peccati del
mondo col sangue di Gesù.
D. – Padre Pio, quindi,
è un punto riferimento non solo per i consacrati ma per la gente comune, per i laici
…
R. – E’ un punto di riferimento per la riconciliazione
del mondo. Tutti noi, tutti i Battezzati hanno un ruolo per riconciliare il mondo.
Evidentemente, se il ruolo del presbitero, il nostro, è quello direttamente sacramentale
– attraverso il Sacramento della Penitenza -, quello dei laici è di riconciliare il
mondo attraverso la testimonianza civile nei sindacati, nei partiti politici che richiedono,
da parte dei laici cristiani, uno sforzo di ordinare le realtà temporali secondo Dio
e secondo la riconciliazione. Una riconciliazione che è avvenuta nel costato squarciato
del Cristo che effonde sangue e acqua dalla Croce. Padre Pio, quando gli chiesero
chi pensava di essere, lui disse: “Io sono solo un povero frate che prega”. Tutti
noi possiamo essere dei poveri cristiani che pregano e che nella preghiera trovano
la forza di svolgere ognuno il proprio compito nella Chiesa per il regno che viene.
Ieri
sera è stata grande la partecipazione alla veglia di preghiera sul sagrato della chiesa
di San Pio a San Giovanni Rotondo con la rievocazione del "beato transito" al cielo
del Santo. Il particolare carisma di preghiera di Padre Pio è l’eredità che portano
avanti i Gruppi di preghiera. In Italia se ne contano oltre 2.700 e quasi 650 in 56
Paesi del mondo. Emanuela Campanile ne ha parlato con don Pietro Bongiovanni,
responsabile dei Gruppi di preghiera del vicariato di Roma:
R. – Padre
Pio è un uomo fatto preghiera. E’ stato un esempio vivente di unità profonda tra l’essere
cristiano e il Signore, come fulcro di tutta la vicenda esistenziale. E questo ovviamente
è un’eredità che Padre Pio lascia in particolar modo ai suoi devoti e, in modo speciale,
ai Gruppi di preghiera da lui fondati.
D. – In questi
Gruppi di preghiera ci sono moltissimi giovani come Padre Pio è riuscito ad incantare
anche loro?
R. – I giovani vogliono delle testimonianze
forti. Padre Pio è stato questo e per questo ne sentono la vicinanza spirituale. Il
Santo insegna loro che nella vita va dato spazio allo spirito, alla preghiera come
luogo di incontro con l’amore del Signore.
D. – Il
grande Santo diceva che bisogna “essere riserve di amore”. In che senso?
R.
– La frase completa è che si sta creando una nuova militanza fatta di riserve d’amore
per il Signore e per l’umanità. In questo contesto, si innesta il discorso della grande
preghiera che i gruppi sono chiamati a vivere. Preghiera di intercessione come atto
di amore, che si unisce all’amore redentivo di Cristo e diventa un fuoco che sale
verso il cuore di Gesù a favore dell’umanità. Non dobbiamo dimenticare che Padre Pio
inizia a proporre questi gruppi in un tempo nel quale Papa Pio XII intravedeva la
grande sfida della secolarizzazione, ormai alle porte, e da allora in poi un mondo
si è disgregato, lo vediamo costantemente davanti ai nostri occhi. L’idea di fondo
era accanto alle molteplici iniziative pratiche. Noi non dobbiamo dimenticare che
il centro della fede è proprio nel rapporto personale e comunitario con il Signore
e quindi il primato assoluto della preghiera, di questo “tempo da perdere”, da consumare
in unione al sacrificio di Cristo. (Montaggi a cura di Maria Brigini)