Il cardinale Bagnasco alla plenaria della Cei: "Anche quando annuncia una verità scomoda,
la Chiesa resta con chiunque amica"
Dalla necessità dell’etica nell’economia e nella politica all’importanza dell’insegnamento
della religione cattolica. Tanti i temi affrontati dal presidente della Conferenza
episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco che, ieri pomeriggio a Roma,
ha aperto i lavori dell’assemblea plenaria della Cei. La riunione si concluderà giovedì
prossimo. Centrale nella prolusione del porporato il richiamo all’Enciclica "Caritas
in veritate". Il servizio di Debora Donnini:
Un passaggio
amaro che, in quanto ingiustamente diretto ad una persona impegnata a dar voce pubblica
alla nostra comunità, ha finito per colpire un po’ tutti noi. La prolusione del cardinale
Angelo Bagnasco inizia con un riferimento evidente alla vicenda che ha coinvolto l’ex-direttore
di "Avvenire", Dino Boffo. Il porporato parla di un “segno di un allarmante degrado”
del buon vivere civile e afferma di aver ricevuto conforto dalla telefonata che il
Papa gli ha fatto. La Chiesa è in questo Paese una presenza “che non può essere coartata
né intimidita solo perché compie il proprio dovere”. Un pensiero viene poi rivolto
ai soldati italiani morti in Afghanistan: "Vogliamo esprimere
il nostro profondissimo cordiglio per i sei soldati italiani caduti in Afghanistan,
vittime di un attentatore suicida. Altri quattro soldati sono risultati gravemente
feriti. Oltre a questi, com'è noto, sono morti una decina di civili afghani e una
cinquantina sono rimasti a loro volta feriti. Non è esagerato parlare di strage, tanto
più assurda se si pensa ai compiti assolti dalla forza internazionale che opera in
quel Paese". Non viene dimenticato don Ruggero Ruvoletto, il missionario
fidei donum ucciso a Manaus, nello Stato brasiliano dell’Amazzonia: "Un
delitto che da una parte segnala il clima di crescente violenza cui è esposta quella
importante regione del Brasile, e dall'altra ci conferma sulle condizioni di pericolo
alle quali è comunque esposto il lavoro missionario". Largo
spazio trova poi la “Caritas in veritate”. Tante le citazioni dell’Enciclica nella
riflessione del porporato che sottolinea in modo particolare come lo sviluppo, per
essere vero, debba essere integrale e dunque mettere al centro la persona. Da questo
discende ... “... l’apertura alla vita che è al centro del vero
sviluppo, come pure l’esigenza, per gli Stati, a varare politiche che promuovano la
centralità e l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una
donna”. Per l’economia bisogna adoperarsi perché sia interamente
etica. “Se aumenta la ricchezza del mondo ma aumentano le disparità, nessuno può ritenersi
tranquillo”, sostiene. Necessaria dunque la solidarietà allo sviluppo dei Paesi poveri.
Solo se ci poniamo su questa strada, sottolinea il porporato richiamandosi all’Enciclica,
la crisi si rivelerà nella sua durezza un’occasione di nuova progettualità. Un appuntamento
importante in questo senso il G8 dell’Aquila, da cui sono scaturite decisioni con
logiche innovative, come quella del Fondo per fronteggiare l’emergenza alimentare.
Uno sguardo, nella sua riflessione, anche all’Anno Sacerdotale,
un’iniziativa del Pontefice che sta riscontrando un largo consenso. Riferendosi ad
un discorso del Papa ad un Angelus di agosto, il cardinale Bagnasco sottolinea come
le parole di Benedetto XVI siano state fraintese. Il cristianesimo, spiega il presidente
della Cei, non esclude che ci possano essere persone non credenti capaci di una loro
moralità forte, estranee alla tentazione nichilista. Ma il nichilismo è “un avversario
terribilmente serio”. L’invito è dunque a parlare di Dio. L’emergenza educativa è
infatti al centro del prossimo piano pastorale e ad essa è dedicato il rapporto-proposta
che, curato dal comitato per il progetto culturale, ha visto la luce una settimana
fa. Il discorso del porporato guarda anche alla scuola. Recentemente
il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da associazioni laiciste ed esponenti
di varie confessioni religiose non cattoliche, con il quale si chiedeva che l’insegnamento
della religione cattolica non produca crediti aggiuntivi nella valutazione scolastica
di quel 91% di studenti che liberamente la scelgono. Per il cardinale Angelo Bagnasco
così invece si finisce “per discriminare la stragrande maggioranza degli studenti”.
Forte poi l’esortazione a intraprendere la strada della politica
vera e propria, “quale campo di missione irrinunciabile”. Sottolineato anche che “chiunque
accetta di assumere un incarico politico sia consapevole della misura e della sobrietà,
della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione
ricorda”: “E’ bene in ogni caso essere consapevoli che la comunità
cristiana mai potrà esimersi dal dire ciò che davanti a Dio ritiene sia giusto dire.
Peraltro, anche quando annuncia una verità scomoda, la Chiesa resta con chiunque amica”. Il
cardinale Bagnasco torna a criticare l’introduzione della pillola abortiva Ru486 perché
annulla i diritti della parte più indifesa; c’è il rischio di ulteriore banalizzazione
del valore della vita, anche perché nei confronti della donna il principio di precauzione
deve suggerire cautele. Sul fine-vita si auspica un provvedimento che possa
essere varato quanto prima a garanzia dei più deboli. Il testo già approvato al Senato,
attende di essere discusso alla Camera. Il lavoro compiuto a Palazzo Madama è, per
il cardinale Bagnasco, “prezioso” perché dice la volontà di assicurare l’indispensabile
nutrimento vitale a chiunque, quale che sia la condizione di consapevolezza. E’
importante poi una politica di cooperazione internazionale per affrontare il fenomeno
dell’immigrazione. L’Italia ultimamente ha varato delle disposizioni in materia di
pubblica sicurezza sulle quali da parte cattolica non sono mancate riserve. La Chiesa
non ha soluzioni tecniche da offrire né vuole intromettersi nella politica degli Stati,
ma bisogna contemperare esigenze diverse: quella della sicurezza e quella dei diritti
umani. “L’esclusione dal circuito della legalità può dar luogo
infatti a non previste situazioni di ulteriore auto-emarginazione delle persone, indotte
per la paura a nascondersi e a ritirarsi definitivamente dalla fruizione di servizi
essenziali che le strutture pubbliche fino a ieri garantivano a tutti”. Ricordato
il prossimo anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia: “Non si può non pensare
ad una vocazione unitaria dell’Italia che – conclude il cardinale Bagnasco – sa che
può contare sempre sulla Chiesa, sulle sue risorse e sulla sua leale dedizione, sul
suo spirito di sacrificio e la sua volontà di dono”.