Memoria di San Matteo, da pubblicano ad apostolo. Il Papa: il buon annuncio del Vangelo
è l'offerta del perdono di Dio al peccatore
La Chiesa celebra oggi la memoria di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. Benedetto
XVI gli ha dedicato una catechesi all’udienza generale e un Angelus. Ce ne parla Sergio
Centofanti.
Matteo in
ebraico significa “dono di Dio”. Eppure il suo lavoro di “pubblicano”, cioè esattore
delle tasse per conto dell’autorità imperiale romana, era considerato piuttosto un
latrocinio. Per tutti era dunque un pubblico peccatore e anche particolarmente odioso
in quanto collaboratore dell’occupante straniero. Quindi da evitare accuratamente
di frequentare. Gesù va a casa sua:
“Gesù non
esclude nessuno dalla propria amicizia. Anzi, proprio mentre si trova a tavola in
casa di Matteo-Levi, in risposta a chi esprimeva scandalo per il fatto che egli frequentava
compagnie poco raccomandabili, pronuncia l'importante dichiarazione: ‘Non sono i sani
che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma
i peccatori’ (Mc 2,17). Il buon annuncio del Vangelo consiste proprio in questo: nell’offerta
della grazia di Dio al peccatore!” (Udienza generale del 30 agosto 2006) Ciò
che colpisce di Matteo è la prontezza nel rispondere alla chiamata di Gesù. Il Signore
dice: “Seguimi!”. Ed egli all'istante “si alzò e lo seguì":
“Ciò
significava per lui l’abbandono di ogni cosa, soprattutto di ciò che gli garantiva
un cespite di guadagno sicuro, anche se spesso ingiusto e disonorevole. Evidentemente
Matteo capì che la familiarità con Gesù non gli consentiva di perseverare in attività
disapprovate da Dio. Facilmente intuibile l’applicazione al presente: anche oggi non
è ammissibile l’attaccamento a cose incompatibili con la sequela di Gesù, come è il
caso delle ricchezze disoneste”. (Udienza generale del 30 agosto 2006) Matteo,
il peccatore, si converte. Si affida al perdono di Dio:
“Nella
figura di Matteo, dunque, i Vangeli ci propongono un vero e proprio paradosso: chi
è apparentemente più lontano dalla santità può diventare persino un modello di accoglienza
della misericordia di Dio e lasciarne intravedere i meravigliosi effetti nella propria
esistenza”. (Udienza generale del 30 agosto 2006) A
quanti si ritengono giusti Gesù dice: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti
nel regno di Dio”. Così è stato per Matteo, il pubblicano:
“Da
pubblicano diventò immediatamente discepolo di Cristo. Da ‘ultimo’ si trovò ‘primo’,
grazie alla logica di Dio, che – per nostra fortuna! – è diversa da quella del mondo.
‘I miei pensieri non sono i vostri pensieri – dice il Signore per bocca del profeta
Isaia –, / le vostre vie non sono le mie vie’(Is 55,8)”. (Angelus del 21 settembre
2008)