2009-09-21 17:07:44

Media di pace, alla scoperta della bellezza dell'Africa


Dal 4 al 25 ottobre si svolgerà in Vaticano la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. A quindici anni di distanza dal primo incontro, i padri sinodali tornano così a riflettere sul continente africano. Riconciliazione, giustizia e pace saranno i temi al centro della discussione, temi che - come ricorda l’Instrumentum Laboris del Sinodo - devono essere veicolati anche per mezzo di un uso libero e coerente delle tecnologie mediatiche. Sulla necessità di migliorare la qualità dell’informazione sull’Africa, Silvia Koch ha intervistato Diane Senghor, direttrice di un centro d’eccellenza per il coordinamento della comunicazione mediatica internazionale, l’Istituto “Panos” di Dakar. Ascolta l'intervista in lingua originale francese: RealAudioMP3

D. - Cosa possono fare i media internazionali per migliorare la qualità dell’informazione sulle realtà africane?

R. - Penso che non sia facile, perché il pubblico occidentale è interessato soprattutto da ciò che è “spettacolare”, “catastrofico”. Al contrario, i giornalisti africani non hanno un’immagine così pessimista del loro continente; essi mostrano piuttosto la vitalità che l’Africa manifesta in tutti i settori, dall’attivismo sociale alle diverse forme di resistenza politica, fino alle espressioni della creatività economica. Io credo che i media occidentali dovrebbero appoggiarsi maggiormente sulla produzione giornalistica africana.

D. - Cosa rende una realtà “interessante” dal punto di vista mediatico?

R. - Se si guarda al passato, si noterà che Paesi come la Cina o l’India 10-15 anni fa erano coperti poco e male dai media occidentali; esattamente quello che avviene oggi per l’Africa. Io penso che l’immagine di un “paese del Sud” cambi, sulla scena internazionale, quando e se questo Stato diventa interessante dal punto di vista economico. Questo è avvenuto, ad esempio, per il Sudafrica. Ad ogni modo, non si può attendere che la situazione economica dei Paesi cambi affinché essi possano essere adeguatamente rappresentati sui canali internazionali della comunicazione; io penso che sia necessario educare i giornalisti, stabilire dei partenariati con le redazioni locali, creare occasioni di scambio e di co-produzione tra media occidentali e media africani.

D. - Può raccontarci l’esperienza dell’Institut Panos?

R. - L’Institut Panos si propone l’obiettivo di sostenere i media locali e di aiutarli a migliorare la qualità della loro produzione. In Africa le piccole realtà locali, così come i “soggetti marginalizzati”, non hanno voce a livello nazionale o internazionale. Di conseguenza essi non hanno alcuna influenza a livello sociale e politico. L’Insitut Panos promuove la cooperazione tra canali di comunicazione locali, media nazionali e grandi network internazionali. Ad esempio, il centro raccoglie in rete la produzione dei piccoli operatori dell’informazione, in modo da rendere questo materiale fruibile dai loro colleghi anche all’estero.

D. - Quali benefici possono essere apportati da un incremento dell’“informazione positiva” sull’Africa, relativa alla sua arte, alla sua cultura e alle sue ricchezze?

R. - Innanzitutto, ci sarebbero effetti positivi sugli aiuti allo sviluppo, che, in generale, risultano ancora non adeguati in quanto fondati su analisi spesso superficiali, su dati “politici” che non rispecchiano le realtà del continente e le vere condizioni di vita della gente. Penso che una copertura mediatica più coerente possa stimolare degli interventi di cooperazione più appropriati ed efficaci. Inoltre, anche dal punto di vista finanziario, un’immagine positiva dell’Africa può generare un clima di fiducia reciproca proficuo per gli investimenti e, quindi, fondamentale per stimolare un’economia locale più autonoma, forte e meno basata sull’aiuto allo sviluppo.








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