L'Africa sfama il nord del mondo, ma muore di fame. Le ragioni della crisi alimentare
Malnutrizione ed alto tasso di mortalità infantile, disoccupazione ed arretratezza
delle infrastrutture, la mancanza di un mercato interno: sono i mali che affliggono
maggiormente l’Africa, che pure è il primo continente mondiale produttore di alimenti.
Su questa emergenza si concentrerà, tra loro, il Sinodo dei Vescovi per l’Africa che
si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, sul tema della riconciliazione, della
giustizia e della pace. Si tratta della seconda Assemblea speciale dei vescovi dedicata
al continente africano, a distanza dalla prima del 1994. Sulle radici del sottosviluppo
economico africano, Antonio Pinheiro ha intervistato il prof. Justino Pinto
De Andrade, Preside della Facoltà di Economia presso l’Università Cattolica di
Luanda. Ascolta l'intervista in lingua originale portoghese:
D. - A
cosa è dovuto il ritardo nello sviluppo dell’Africa?
R.- Se, ad eccezione
dell’ultima crisi economica mondiale, ci concentriamo sulla crescita economica mondiale
degli ultimi tempi, ci rendiamo conto che la crescita dell’economia africana è insignificante
e piena di disparità, paragonata a quella di Paesi emergenti. Per esempio, il Prodotto
Interno Lordo dell’Africa subsahariana corrisponde al 28% del PIL della Cina, al 69%
del PIL del Brasile e all’80% di quello dell’India. Guardando alla situazione interna
della regione africana subsahariana, ci rendiamo conto che il Sudafrica che rappresenta
la più grande economia africana, detiene il 33% del PIL di tutta la regione a sud
del Sahara. Se mettiamo insieme il PIL del Sudafrica e quello della Nigeria, notiamo
che queste due economie concentrano più della metà del PIL di tutti i Paesi africani
a sud del Sahara.
D. – Ma si tratta di una disparità solo economica?
R. - Questa disparità si trova anche a livello dell’estensione geografica,
della disponibilità di ricchezze naturali e del reddito. Per esempio, il PIL pro capite
delle Isole Seychelles è 77 volte superiore a quello della Repubblica Democratica
del Congo. A livello demografico, ci sono Paesi africani che hanno conosciuto una
significativa esplosione demografica che è stata, però, spazzata via dagli alti livelli
di mortalità infantile e dai bassi livelli di speranza di vita alla nascita, a causa
delle gravi incidenze di malattie come la malaria, il colera, la tubercolosi, la dissenteria.
A queste malattie negli ultimi tempi si è associato l’AIDS che, in certi casi, ha
invertito negativamente la tendenza alla crescita demografica, colpendo anche i ceti
elitari in Paesi come Sudafrica, Mozambico, Swaziland, Botswana, Lesotho e altri ancora.
Invece, in pochi casi, come in quello delle Isole Mauritius, la speranza di vita alla
nascita si è alzata fino a 73,2 anni, collocandosi abbastanza vicina a quella dei
Paesi economicamente più sviluppati.
D. – Ma l’Africa dispone comunque
di grandi potenzialità…
R. - Sì, l’Africa dispone di grandi potenzialità
per lo sviluppo, soprattutto per quello che riguarda le ricchezze naturali. Ma bisogna
anche da ricordare che l’attuazione di tali potenzialità richiede delle politiche
di correzione delle tendenze negative che abbiamo fin qui analizzato. A questo punto,
la responsabilità diventa di tutti, cioè dei governi africani, dei governi dei Paesi
economicamente più sviluppati e degli operatori economici privati. È da ricordare
come Paesi ricchissimi di risorse naturali, come per esempio la Nigeria e l’Angola,
tutti e due produttori di petrolio e con grandi estensioni di terre arabili, non abbiano
ancora trovato il modo per sfamare totalmente le loro popolazioni e continuino ad
essere principali importatori di alimenti.
D. - Che tipo di popolazione
presenta l’Africa?
R. - L’Africa è il continente con la popolazione
più giovane del pianeta, i giovani al di sotto dei 18 anni costituiscono il 50% del
totale della popolazione. Questo suppone però un grande impegno nella creazione di
posti di lavoro, nella costruzione di scuole e di parchi d’infanzia, soprattutto considerando
che la fascia che va da 0 a 14 anni è improduttiva e che i tanti giovani dai 10 ai
14 lavorano nei campi e aiutano il reddito familiare, ma lo fanno contro la legge
sullo sfruttamento dei minori e perdono la possibilità di vivere un’infanzia tranquilla
e di studiare. Se consideriamo che i giovani che fanno parte della popolazione attiva
in Africa costituiscono il 40% del totale, possiamo anche costatare che il ritmo della
creazione di nuovi impieghi è molto basso in rapporto ai reali bisogni dello sviluppo
e dell’occupazione della grande forza di lavoro disponibile e molte volte poco qualificata.
D.
– Cosa auspica che il prossimo Sinodo possa fare per l’Africa?
R. -
Sappiamo che questo Sinodo ha come scopo quello di illuminare le vie intraprese dai
governanti africani che, nonostante gli sbagli, vorrebbero trovare le strade giuste
per tirare fuori l’Africa dalla situazione di sottosviluppo. E il Sinodo vuole anche
incoraggiare i fedeli cristiani e i popoli africani, in generale ad avere speranza
nel Vangelo che salva l’uomo nella sua totalità di corpo e anima, in modo tale che
l’uomo africano abbia accesso alle possibilità di diventare, come tutti gli altri,
immagine di Dio.