2009-09-21 17:08:04

FOCSIV-Volontari nel mondo: per una maggiore cooperazione con la società civile africana


Promuovere riforme strutturali, lanciare iniziative finalizzate a uno sviluppo di lungo periodo e puntare al massimo coinvolgimento degli attori locali: sono queste le linee-guida messe in atto in Africa dalle Organizzazioni non governative. Strategie sviluppatesi negli ultimi anni, con l’idea di accostarsi al continente con un approccio meno “a senso unico” e di emergenza. Su questo e altri temi rifletterà il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, sui temi della riconciliazione, della giustizia e della pace. Si tratta della seconda Assemblea Speciale dei vescovi per questo continente, a distanza di quindici anni dalla prima, tenutasi nel 1994. Sulle caratteristiche della cooperazione di matrice cattolica in Africa, Silvia Koch ha intervistato Sergio Marelli, Direttore Generale della FOCSIV-Volontari nel mondo. Ascolta l'intervista: RealAudioMP3

D. - Quali sono le principali Ong attive nel continente africano?

R. - L’Africa resta una delle priorità delle oltre 160 organizzazioni italiane, che hanno quasi tutte dei progetti nel continente. Posso ricordare le tre grandi federazioni che raggruppano buona parte delle Ong: la FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato), il COCIS (Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo) e il CIPSI (Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale). Insieme, queste tre federazioni sono presenti in tutti i paesi africani.

D. - Nel panorama di associazioni impegnate in Africa, esistono forme di collaborazione tra le Ong di matrice cattolica e i soggetti “laici”?

R. - La ricerca di forme di collaborazione e di coordinamento delle attività delle singole Ong è da sempre una peculiarità della cooperazione italiana. Molte associazioni sono di piccole o medie dimensioni e trovano quindi una forma di sostegno nella sinergia di azioni con le altre. La frammentazione e la sovrapposizione di interventi risulta sempre, al contrario, poco efficace.

D. - Quali sono le maggiori problematiche del continente Africa, e, dunque, i principali settori in cui operate?

R. - Non vi è una selezione a monte degli ambiti di intervento, dal momento che la metodologia generalmente adottata è quella di rispondere ai bisogni dei partners locali. Nonostante ciò, si può statisticamente affermare che i tre grandi settori che assorbono la maggior parte dei progetti nel continente, sono quello socio-sanitario, l’educazione e il sostegno all’apparato agricolo. Quasi tutti i programmi sono articolati, integrati e multisettoriali, nel senso che includono, al proprio interno, questi tre diversi campi di intervento. Tuttavia, dal momento che gran parte della popolazione africana è costituita da comunità rurali, lo sviluppo del sistema agricolo costituisce, in particolar modo, la base da cui partire per risollevare le sorti del continente.

D. - Come si manifestano gli effetti della crisi economica mondiale a livello locale?

R. - Le crisi sono molteplici - economico-finanziaria, alimentare e quella generata dai cambiamenti climatici – e hanno conseguenze drammatiche, in Africa come nel resto del sud del mondo. I devastanti sintomi della recessione economica hanno già iniziato a manifestarsi: contrazione delle risorse che i governi e le imprese dei paesi ricchi si erano impegnati a investire per lo sviluppo del sud del mondo; svalutazione di buona parte delle monete locali; diminuzione delle rimesse degli emigrati, per effetto dell’aumento della disoccupazione nei paesi industrializzati. Se la comunità internazionale non affronterà da subito e con misure significative questi fenomeni, di grande impatto sui paesi poveri, queste economie saranno ulteriormente indebolite e le popolazioni locali maggiormente colpite dalla fame, dall’instabilità politica e sociale. Inoltre, molte realtà africane, che risultano ancora escluse dal sistema economico mondiale, subiranno gli effetti della recessione finanziaria specialmente in un secondo momento: si può dunque prevedere un ulteriore peggioramento della situazione attuale, in alcune aree del continente. 








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