2009-09-19 12:47:14

Mons. Crociata a Retinopera: dovere della Chiesa è annuncio e testimonianza, non dare soluzioni tecniche alla politica


“Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica degli Stati, ma le compete un irrinunciabile dovere di annuncio, testimonianza e presenza”. E’ quanto ha detto ieri mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, aprendo il seminario nazionale su “Carità, Verità, Sviluppo integrale”, organizzato in questi giorni ad Assisi da “Retinopera”, una iniziativa che riunisce alcune importanti realtà aggregative del laicato ecclesiale italiano. Il presule ha chiamato i cattolici a dare il loro importante contributo “per il bene comune nel passaggio significativo e incerto di questi anni” a partire dalla consapevolezza – come scrive Benedetto XVI – che “la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”. Sugli obbiettivi del seminario, che si svolge alla luce dell’Enciclica Caritas in Veritate, Paolo Ondarza ha intervistato Vincenzo Conso, segretario nazionale di Retinopera:RealAudioMP3

R. – Quest’anno in particolare riflettiamo sulla nuova Enciclica perché ci offre alcuni capisaldi fondamentali per individuare quello che può essere un nuovo modello di sviluppo. Noi crediamo che sia necessaria da parte di tutto il laicato cattolico una riflessione approfondita su quelli che sono questi aspetti dell’Enciclica. Noi in particolare li metteremo in evidenza quattro: il lavoro, l’ambiente, l’emigrazione e la questione educativa.
 
D. – Tante voci diverse, questa è poi la forza di Retinopera. Ma come far sì che su tematiche calde come quelle che lei ha elencato si possa intavolare un confronto costruttivo?

 
R. – Non annacquando la propria identità, anzi riaffermandola ma nello stesso tempo facendo qualche passo indietro: non tutto quello che io penso e dico è giusto, ma il giusto bisogna cercarlo insieme in uno sforzo comune, anche di mediazione, non svilendo però i valori essenziali.

 
D. – La vostra riflessione ha obiettivi ambiziosi che poi sono gli obiettivi evangelici. Non puntate, infatti, ad un’Italia unita solo nella solidarietà ma nella fraternità. Come realizzare questo obiettivo che a molti può sembrare utopia?

 
R. - Solo attraverso un cambiamento di mentalità: del resto l’Enciclica propone dei concetti profetici, rivoluzionari. A parte i grandi discorsi che spettano ai grandi, c’è una parte in cui il Papa richiama personalmente ciascuno di noi a rivedere appunto i propri stili di vita che sono improntati adesso all’edonismo e al consumismo e, quindi, stili di vita più sobri improntati ai valori fondamentali, quali appunto la solidarietà e la fraternità.

 
D. - Ci vuole una vera e propria inversione di rotta?

 
R. – Certo. Un’inversione di rotta che ci aiuti a pensare che le cose possono cambiare, cambiando appunto i comportamenti personali.







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