In Iran riprendono le proteste di piazza pro e contro il presidente Ahmadinejad, riconfermato
alla guida della Repubblica islamica nelle contestate elezioni del giugno scorso.
Oggi a Teheran sostenitori delle due opposte fazioni hanno dato vita a violenti scontri
nel corso delle celebrazioni per la Giornata di solidarietà con il popolo palestinese.
Quali i motivi di queste nuove manifestazioni? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad
Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore:00:01:31:32 R. – Credo
che questo riaffiorare dell’Onda verde sia il segnale che in Iran le cose non sono
affatto finite, ma si sospettava già anche dopo la repressione che c’era stata che
tutto sommato questo movimento fosse destinato a ritornare in superficie. Del resto
gli stessi leader dell’opposizione avevano annunciato che avrebbero partecipato in
massa alla manifestazione contro l’occupazione di Israele. Ebbene, questa è stata
l’occasione per riportare in piazza la protesta, probabilmente con un obiettivo che
era quello non soltanto di mobilitare di nuovo la piazza ma anche di farlo davanti
a una platea internazionale, perché Ahmadinejad si prepara ad andare all’assemblea
delle Nazioni Unite a dire che in Iran tutto è a posto e in realtà viene accompagnato
dalle manifestazioni che ci sono state oggi. D. – Ahmadinejad
ha spostato l’attenzione sui temi internazionali. E’ una strategia per annacquare
le proteste interne? R. – Io credo che in realtà queste prese
di posizione di Ahmadinejad siano state fatte in vista di quella che è l’eventuale
ripresa dei negoziati sul nucleare. Sappiamo che l’Aiea dice che l’Iran è ormai a
un passo dall’atomica. All’assemblea dell’Onu Obama mobiliterà 14 leader mondiali
per parlare del nucleare e della denuclearizzazione e dall’altra parte si profilano
nuovi negoziati. Ahmadinejad vuole evitare, in realtà, nuove sanzioni e forse prendere
tempo in campo internazionale.