I vescovi della Nigeria: il governo non protegge i civili dalle violenze dei fondamentalisti
A un mese dalle violenze perpetrate nel nord della Nigeria dal gruppo islamico radicale
Boko Haram, i vescovi del Paese accusano il governo di “non avere agito” e quindi
di “responsabilità” nella morte di circa 2000 civili innocenti. Il disappunto dei
presuli – raccolto dal Sir – è stato espresso al termine della seconda assemblea plenaria,
che si è svolta a Kafanchan dal 7 al 12 settembre, sul tema “Conversione per la giustizia
e la riconciliazione”. Secondo i vescovi “nonostante si sapesse dell’esistenza e dei
piani della setta Boko Haram, e nonostante i vari rapporti già fatti dalle rispettive
autorità, l’inattività del governo ha permesso alla setta di distruggere oltre 2000
vite prima che l’insurrezione fosse sedata”. I vescovi nigeriani hanno poi ricordato
al governo le sue responsabilità costituzionali di proteggere i diritti delle minoranze
religiose, in qualsiasi zona del Paese siano. I vescovi hanno condannato anche la
“pervasiva cultura di violenza che sta prendendo il sopravvento in Nigeria”, compresi
rapimenti, rapine a mano armata e omicidi in nome della religione. “Condanniamo la
violenza di qualsiasi tipo – hanno ribadito -. La condanniamo soprattutto quando chi
la commette propone giustificazioni religiose false e blasfeme”. Dopo aver messo a
fuoco la turbolenta situazione nel nord a maggioranza musulmana i presuli affrontato
l’altrettanto allarmante condizione del Delta del Niger, chiedendo all'esecutivo un'amnistia
ai militanti del Mend per arrivare alla pacificazione e a un maggior impegno per “superare
le ingiustizie che impoveriscono la popolazione” di quelle zone, a causa dello sfruttamento
petrolifero delle multinazionali. (M.G.)