Si acuisce in Somalia lo scontro tra milizie ribelli e truppe straniere. In un blitz,
effettuato ieri nel sud del Paese del Corno d’Africa da soldati statunitensi, è stato
ucciso il kenyota, Ali Saleh Nabhan, uno dei leader del gruppo integralista islamico
al Shebaab. L’episodio rischia di aggravare ancora di più le violenze armate, che
hanno ormai messo in ginocchio soprattutto la popolazione civile, che si trova ormai
allo sbando. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il collega Matteo Fagotto,
raggiunto telefonicamente a Mogadiscio:
R. - Dai
contatti che abbiamo avuto emerge come una serie di combattenti stranieri stia entrando
in Somalia per combattere appunto al fianco di al Shebaab che è l’ala più oltranzista
nata dalla spaccatura delle Corti islamiche. Sicuramente l’episodio potrà causare
nuovi problemi. Bisogna dire soprattutto che, comunque, richiama l’allarme su questo
Paese trascurato dalla Comunità internazionale e che rischia realmente di diventare
una nuova fucina di terroristi. R. - Al Qaeda ha fatto sapere
che verrà vendicata questa uccisione. C’è il timore che la rete terroristica internazionale
cominci a operare in prima persona in territorio somalo? R.
- Assolutamente sì. Sembra che stia già avvenendo, considerato anche il fatto che
lo Shebaab adesso si dichiara apertamente affiliato ad Al Qaeda. Quindi, questo legame
sembra esserci, c’è soprattutto il rischio che si espanda, considerato soprattutto
il fatto che il governo di transizione somalo è estremamente debole e solo grazie
al supporto della missione di pace dell’Unione africana controlla un terzo di Mogadiscio,
comprese soprattutto le infrastrutture principali, ma la maggior parte del territorio
somalo è controllata dagli insorti. D. - La popolazione civile
è quella che soffre di più immagino. Il dramma umanitario a che livelli è? R.
- Il dramma umanitario è a livelli estremamente alti. Mogadiscio è stata abbandonata
da più della metà della popolazione e molti di questi sfollati adesso non riescono
ovviamente a sopravvivere e devono fare affidamento sui convogli umanitari che arrivano
raramente in Somalia. Quelli che sono rimasti nella capitale rimangono in continuazione
alla mercé degli insorti e dell’esercito che si scontrano e che colpiscono in maniera
indiscriminata interi quartieri.