2009-09-15 16:17:12

Somalia: leader Al Qaeda ucciso in un raid Usa


Si acuisce in Somalia lo scontro tra milizie ribelli e truppe straniere. In un blitz, effettuato ieri nel sud del Paese del Corno d’Africa da soldati statunitensi, è stato ucciso il kenyota, Ali Saleh Nabhan, uno dei leader del gruppo integralista islamico al Shebaab. L’episodio rischia di aggravare ancora di più le violenze armate, che hanno ormai messo in ginocchio soprattutto la popolazione civile, che si trova ormai allo sbando. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il collega Matteo Fagotto, raggiunto telefonicamente a Mogadiscio:RealAudioMP3

R. - Dai contatti che abbiamo avuto emerge come una serie di combattenti stranieri stia entrando in Somalia per combattere appunto al fianco di al Shebaab che è l’ala più oltranzista nata dalla spaccatura delle Corti islamiche. Sicuramente l’episodio potrà causare nuovi problemi. Bisogna dire soprattutto che, comunque, richiama l’allarme su questo Paese trascurato dalla Comunità internazionale e che rischia realmente di diventare una nuova fucina di terroristi.
 
R. - Al Qaeda ha fatto sapere che verrà vendicata questa uccisione. C’è il timore che la rete terroristica internazionale cominci a operare in prima persona in territorio somalo?
 
R. - Assolutamente sì. Sembra che stia già avvenendo, considerato anche il fatto che lo Shebaab adesso si dichiara apertamente affiliato ad Al Qaeda. Quindi, questo legame sembra esserci, c’è soprattutto il rischio che si espanda, considerato soprattutto il fatto che il governo di transizione somalo è estremamente debole e solo grazie al supporto della missione di pace dell’Unione africana controlla un terzo di Mogadiscio, comprese soprattutto le infrastrutture principali, ma la maggior parte del territorio somalo è controllata dagli insorti.
 
D. - La popolazione civile è quella che soffre di più immagino. Il dramma umanitario a che livelli è?
 
R. - Il dramma umanitario è a livelli estremamente alti. Mogadiscio è stata abbandonata da più della metà della popolazione e molti di questi sfollati adesso non riescono ovviamente a sopravvivere e devono fare affidamento sui convogli umanitari che arrivano raramente in Somalia. Quelli che sono rimasti nella capitale rimangono in continuazione alla mercé degli insorti e dell’esercito che si scontrano e che colpiscono in maniera indiscriminata interi quartieri.







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