Ripresa lenta in Europa a un anno dal crollo della Lehman Brothers
In Europa stiamo uscendo dalla recessione ma il livello di incertezza resta elevato.
Così la Commissione europea presenta le previsioni intermedie e conferma che il Pil
di Eurolandia e dell'intera Ue si attesterà alla fine del 2009 a quota - 4%, l’inflazione
a + 4%. Il commissario Ue agli affari economici e monetari, Almunia, afferma che “la
situazione è migliorata, ma un'economia debole continuerà ad avere conseguenze sull'occupazione
e sulle finanze pubbliche''. Fausta Speranza ha intervistato l’economista Giacomo
Vaciago:
R. – E' una
ripresa che crea pochi posti di lavoro perché l’industria sta ancora cercando di recuperare
competitività; però, dobbiamo anche di nuovo dirci la verità: di riforme, in due anni,
parlamenti e governi non ne hanno fatte e rimane una situazione fragilissima! Non
si possono neppure escludere altri fallimenti di banche.
D.
– Professore, a proposito di questo: 24 e 25 settembre, il vertice di Pittsburgh proprio
sulle regole. E’ stato detto "fine dei paradisi fiscali" e forse su questo qualche
passo avanti è stato fatto, ma bisogna vedere fino a che punto… Poi c’è il discorso
dei bonus alle banche ... da rivedere, ma anche – di fondo – tutte queste regole che
ancora aspettano di essere scritte … E’ così?
R.
– Allora: il mondo è globale. Le banche operano in 200 Paesi. L’industria è globale
anche lei; i governi sono rimasti nazionali. Le autorità di vigilanza addirittura
frantumate anche negli Stati Uniti in tante piccole competenze. C’è necessità di governare
il mondo globale: Pittsburgh è la terza riunione di questo G20 che dovrebbe essere
utile proprio per stabilire regole e comportamenti comuni.
D.
– Ma da dove cominciare? Quali sarebbero le regole-base?
R.
– La riflessione, logicamente, dovrebbe essere: chi fa cosa e come? E quindi, riscrivere
i codici delle regole. Le banche possono fare quello che vogliono? Possono guadagnare
come vogliono, facendo speculazioni o cose utili come finanziare gli investimenti?
Ricominciando a mettere ordine, chi regola poi deve anche decidere quali sono le attività
ammesse e quelle vietate e poi deve anche decidere, alla fine, a chi vanno gli utili
di tutto ciò. In questo momento, è di moda discutere dei compensi eccessivi ai banchieri.
Io vorrei sapere: li paghiamo troppo ma fanno cose utili, o li paghiamo troppo e fanno
cose pericolose? E’ facile prendersela con i guadagni dei banchieri – oggi è di moda,
a destra e a sinistra: il populismo è sempre in agguato – però io, da studioso, vorrei
che anzitutto decidessimo cosa fanno di utile, i banchieri…
D.
– Forse potremmo cominciare con il dire quello che non dovrebbero fare, cioè le speculazioni…
R.
– Bè, diciamo che si è guadagnato troppo, negli anni scorsi, comprando e vendendo
in modo indiscriminato attività patrimoniali, finanziarie che si sapeva contenere
al loro interno rischi eccessivi. Dai sub-prime – mutui con un’alta probabilità di
non rimborso – cartolarizzati e venduti in tutto il mondo anche a quelli che una volta
chiamavamo “orfani e vedove”, cioè risparmiatori non tutelati: questa è stata un’attività
al confine con il crimine! Perché vendere cose che sono molto pericolose a risparmiatori
non consapevoli, una volta era un reato!
Un anno fa
la Lehman Brothers falliva. Al crac del colosso finanziario statunitense, consumato
tra il 12 e 14 settembre 2008, faceva seguito quello di altre 107 banche americane,
di cui la maggior parte solo nel 2009. E ciò a dimostrazione che, anche se il peggio
della crisi economica mondiale è ormai alle spalle, molte difficoltà restano. Il servizio
di Elena Molinari:
Wall Street
quel giorno cambiò volto: seguirono, infatti, l’acquisizione di Merryl Lynch da parte
di Bank of America, i salvataggi di AEG e il cambio di status di Goldman Sachs e Morgan
Stanley. Ma nella sostanza, un anno dopo non molto è cambiato nel sistema finanziario
Usa: le maggiori banche hanno ristrutturato ben poco, l’occupazione nell’industria
finanziaria è scesa solo dell’8 per cento e i compensi dei manager sono tornati ai
livelli del passato. L’amministrazione Obama ha proposto una riforma finanziaria che
sta incontrando difficoltà in Congresso e le banche continuano a vendere e a scambiare
prodotti derivati non regolamentati. Tanto che, proprio oggi, il presidente americano
pronuncerà un discorso a New York per premere affinché la sua riforma venga passata
rapidamente. Obama ricorderà che gli stessi economisti che avevano previsto il collasso,
hanno messo in guardia da una crisi ancora maggiore se i rischi sistemici non verranno
affrontati. Intanto, sono ancora discordi i giudizi su come l’amministrazione Bush
prima e quella Obama dopo hanno affrontato la crisi. Secondo il New York Times, il
panico dovuto al crollo di Lehman ha però probabilmente prevenuto una catastrofe:
lasciarla fallire, dunque, si sarebbe rivelato una mossa fortunata.