2009-09-13 15:32:38

Mostra di Venezia: Leone d'Oro per "Lebanon" di Moaz


Attribuiti ieri sera i Premi ufficiali della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Verdetto particolarmente attento alle questioni che offuscano il nostro presente: integrazione, dialogo e pace si pongono come i grandi temi ai quali è urgente dare risposte umanamente percorribili e concrete. Il Libano invaso dall’esercito israeliano nel 1982 e l’Iran che soccombe agli intrighi politici internazionali – mossi da quell’oro nero che sembra spesso dettare le peggiori scelte – e dice addio alla democrazia nel lontano 1953. "Lebanon" di Samuel Moaz vince, scelta meritatissima, il Leone d’Oro e rilancia, attraverso il cinema, gli orrori della guerra, di tutte le guerre, e la difficoltà immane della pace. Con "Donne senza uomini" la video artista iraniana Shirin Neshat debutta al cinema e ora può stringere subito tra le mani il Leone d’Argento per la regia, attribuito alla sua opera in cui poesia, memoria, pittura e sogno si fondono delicatamente per raccontare un pezzo di storia del suo tormentato paese in parallelo ai tormenti privati di quattro donne a diverso titolo sole, abbandonate e senza più illusioni. Panorama mediorientale presente in tutte le sezioni a Venezia, così da attribuire a quella parte del mondo una importanza strategica per le nostre società occidentali. Colin Firth vince la Coppa Volpi maschile nel pieno accordo di tutti e Ksenia Rappoport quella femminile per il film "La doppia ora", debutto incerto di Giuseppe Capotondi. Anche qui, però, una traccia di quei problemi piuttosto diffusi dovuti ad un inserimento sociale mal gestito da parte di una cameriera assai poco affidabile. Tra tante paure e drammi pubblici e privati, uno speciale inno alla integrazione etnica arriva dallo scanzonato e imperfetto "A Soul Kitchen" di Fatih Akin che riceve il Premio della Giuria. Ci sono così, a verdetti stabiliti, alcune mancanze comprensibili affiancate da stupefacenti disattenzioni, pur coscienti che una premiazione lavora sempre sul relativo. Tra le prime il prolisso e velleitario "Baarìa" di Tornatore non suscita entusiasmi, se non negli ambiti della politica che in Italia troppo invade il cinema dettando leggi e condizionanti giudizi; tra le seconde "Lourdes" di Jessica Haussner è un’assenza imperdonabile, per una questione di puro cinema, di perfezione formale, di interpretazione nobile e rigorosa. Così come l’avere ignorato un “patriarca” della settima arte, il regista francese Jacques Rivette, che doveva aspirare ad un riconoscimento per la sua lunga carriera ed è stato ignorato, forse imprudentemente pensando che il cinema debba guardare soltanto al suo futuro. (Da Venezia, Luca Pellegrini) RealAudioMP3







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