Mons. Zimowski: sanità dominata non dall'etica ma dalla logica dell'industria. C'è
il rischio di un disastro umanitario mondiale
C’è il “rischio di un disastro umanitario e sanitario mondiale”: è la grave preoccupazione
del Papa riportata oggi dall'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio
Consiglio per la Pastorale della Salute, durante il Congresso Mondiale della Federazione
Internazionale Farmacisti Cattolici, in corso a Poznan, in Polonia, sul tema: “La
sicurezza del medicinale: etica e coscienza per il farmacista”. Il presule ha lanciato
un accorato appello a garantire l’accesso alle medicine per i più poveri, denunciando
il fatto che, nell’attuale crisi economica mondiale, l’assistenza sanitaria ai malati
nei Paesi in via di sviluppo, in particolare i bambini, è ancor più diminuita con
conseguenze tragiche. Il servizio di Sergio Centofanti.
“In troppe
zone – ha detto - mancano i farmaci di prima necessità, le prestazioni di base che
garantiscono la difesa primaria. Spesso, per motivi economici, vengono trascurate
le malattie tipiche dei Paesi in via di sviluppo perché, sebbene colpiscano ed uccidano
milioni di persone, non costituiscono un mercato abbastanza ricco. Alcuni di
questi medicamenti potrebbero essere facilmente realizzati sulla base delle conoscenze
scientifiche correnti, ma non vedono la luce per motivi esclusivamente economici.
Da qui proviene un termine sintomatico orphan drugs - ‘farmaci orfani’ - vale a dire,
quelli che non si studiano, si producono, si distribuiscono perché i potenziali acquirenti,
che sono milioni, non hanno la capacità economica di comprarli. Appare evidente –
ha affermato il presule - che lo sviluppo dei medicinali è ormai governato non più
dall’etica tradizionale della medicina, ma dalla logica dell’industria”. Un
altro drammatico problema – ha proseguito mons. Zimowski – riguarda “la contraffazione
e la falsificazione dei farmaci“ che “colpiscono innanzitutto i soggetti in età pediatrica.
Falsi antibiotici e falsi vaccini producono gravi ripercussioni negative sulla loro
salute. Molte sono le morti per malattie respiratorie nei bambini africani, sicuramente
più numerose se curate con antibiotici falsi, senza principio attivo ed in compenso
acquistati a caro prezzo. L’uso di antibiotici sottodosati in altri casi induce a
fenomeni di selezione di ceppi batterici resistenti. Per quanto riguarda gli eccipienti,
si usano sostanze tossiche che possono portare alla morte bambini, come è avvenuto
ad Haiti o in Nigeria“. Il presule ha ricordato “che nei Paesi in via di sviluppo
la contraffazione è estremamente elevata, principalmente a causa delle insufficienti
risorse umane e finanziare e di una legislazione debole relativa alla produzione,
distribuzione e importazione dei medicinali. Il fenomeno riguarda innanzitutto i farmaci
‘salva-vita’”. Secondo studi dell’OMS un quarto dei farmaci acquistati per strada
nei Paesi poveri è contraffatto. In molte aree dell’Africa sub-sahariana, del Sud-est
asiatico e dell’America Latina più del 30 % dei medicinali è falso. Si stima che il
50% degli antimalarici venduti in Africa siano contraffatti. Altri ritengono che in
alcuni Stati africani il 60% dei farmaci sarebbe contraffatto (persino il 70% degli
antimalarici). In questa situazione mons. Zimowki invita tutti, ma in particolare
i farmacisti cattolici “a denunciare con coraggio tutte le forme di contraffazione
e falsificazione dei medicinali ed ad opporsi alla loro distribuzione”.
Il
presule, citando Giovanni Paolo II, ha poi ricordato il ruolo di servizio alla vita
del farmacista cattolico: «Nella distribuzione delle medicine – afferma Giovanni
Paolo II – il farmacista non può rinunciare alle esigenze della sua coscienza in nome
delle leggi del mercato, né in nome di compiacenti legislazioni. Il guadagno, legittimo
e necessario, dev’essere sempre subordinato al rispetto della legge morale e all’adesione
al magistero della Chiesa (…) Per il farmacista cattolico, l’insegnamento della Chiesa
sul rispetto della vita e della dignità della persona umana, sin dal suo concepimento
fino ai suoi ultimi momenti, è di natura etica e morale. Non può essere sottoposto
alle variazioni di opinioni o applicato secondo opzioni fluttuanti”. Quindi cita Benedetto
XVI allorché dice: «non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio
sugli effetti di molecole che hanno come fine quello di evitare l’annidamento di un
embrione o di abbreviare la vita di una persona. Il farmacista deve invitare ciascuno
a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino
alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il ruolo terapeutico». Ecco
quanto ha detto mons. Zygmunt Zimowski al microfono di Beata
Julia Zajaczkowska del Programma polacco della Radio Vaticana:
“Il
prossimo mese di febbraio il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute celebrerà
i suoi 25 anni di vita e in questa ottica vorrei invitare tutti i farmacisti – associazioni
e singoli – a ravvivare la loro identità di farmacisti cattolici e la loro missione
al servizio della salute e della vita compiendo sempre in coscienza e scienza la loro
professione e vorrei anche sollecitarli ad un impegno fattivo a favore dei malati
nei Paesi in via di sviluppo e in particolare per i bambini, affinché essi possano
accedere ai medicinali dei quali hanno bisogno, soprattutto per quanto riguarda la
lotta contro l’Aids, la malaria e la tubercolosi. Inoltre quest’anno celebriamo anche
il IV centenario della morte di San Giovanni Leonardi che è il Patrono dei farmacisti:
lui diceva che Gesù Cristo è l’Eucaristia e con grande enfasi additava proprio nell’Eucaristia
il farmaco dell’immortalità e dal quale siamo confortati, nutriti, trasformati in
Dio e partecipi della natura divina. E’ questo il nostro augurio e la nostra preghiera”.