L'Angelus del Papa: non basta credere in Dio, occorre amare i fratelli e una vita
purissima seguendo Gesù sulla via della croce
Non è un vero credente chi dice di avere fede ma non ama in modo concreto i fratelli
e non segue Gesù sulla via della croce: è questo in sintesi quanto ha detto il Papa
oggi all’Angelus a Castel Gandolfo. Benedetto XVI ha ribadito che il Signore non è
venuto a insegnarci una filosofia ma la via che conduce alla vita. Ce ne parla Sergio
Centofanti.
Il Papa,
commentando le letture della 24.ma Domenica del Tempo Ordinario, esorta i fedeli a
rispondere a due questioni cruciali: “Chi è per te Gesù di Nazaret?”. E poi: “La tua
fede si traduce in opere oppure no?”. Alla prima domanda Pietro dà una risposta netta
e immediata: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia, il consacrato di Dio mandato a salvare
il suo popolo. “Pietro e gli altri apostoli, dunque – afferma il Papa - a differenza
della maggior parte della gente, credono che Gesù non sia solo un grande maestro,
o un profeta, ma molto di più. Hanno fede: credono che in Lui è presente e opera Dio”:
“Subito
dopo questa professione di fede, però, quando Gesù per la prima volta annuncia apertamente
che dovrà patire ed essere ucciso, lo stesso Pietro si oppone alla prospettiva di
sofferenza e di morte. Gesù allora deve rimproverarlo con forza, per fargli capire
che non basta credere che Lui è Dio, ma spinti dalla carità bisogna seguirlo sulla
sua stessa strada, quella della croce (cfr Mc 8,31-33). Gesù non è venuto a insegnarci
una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita”. “Questa
via – ha aggiunto - è l’amore, che è l’espressione della vera fede”:
“Se
uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio.
Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio
non abita in lui. Lo afferma chiaramente san Giacomo nella seconda lettura della Messa
di questa Domenica: ‘Se non è seguita dalle opere, [la fede] in se stessa è morta’”(Gc
2,17). A questo proposito, il Papa
cita uno scritto di San Giovanni Crisostomo, uno dei grandi Padri della Chiesa, che
il calendario liturgico invita a ricordare oggi:
“Proprio
commentando il passo citato della Lettera di Giacomo egli scrive: ‘Uno può anche avere
una retta fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se non ha
una retta vita, la sua fede non gli servirà per la salvezza. Quando dunque leggi nel
Vangelo: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio» (Gv 17,3),
non pensare che questo verso basti a salvarci: sono necessari una vita e un comportamento
purissimi’” (cit. in J.A. Cramer, Catenae graecorum Patrum in N.T., vol. VIII: In
Epist. Cath. et Apoc., Oxford 1844). Infine,
il Papa ricorda che domani la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa
Croce e il giorno seguente la Madonna Addolorata:
“La
Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio
quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto
accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della
sua Risurrezione. Impariamo da Lei a testimoniare la nostra fede con una vita di umile
servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e
della verità, certi che nulla va perso di quanto facciamo”.
“La
croce di Cristo – ha concluso il Papa salutando i fedeli polacchi – non è per noi
motivo di scandalo, ma di vanto” perché è il “segno dell’infinito amore di Dio, in
cui si è compiuta la nostra salvezza”.