Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 24.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il passo del
Vangelo in cui Gesù rivela ai discepoli che il Figlio dell'uomo deve soffrire molto,
venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Di fronte a queste parole, Pietro lo
prende in disparte, rimproverandolo. Ma Gesù dice:
«Va' dietro a me, Satana!
Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Su questo brano
del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente
di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Il Vangelo
di questa domenica ci pone dinanzi a tre passaggi stretti ed essenziali per la verità
della nostra relazione personale con Gesù Cristo. Essi costituiscono uno specchio
nel quale possiamo specchiarci e una pietra di prova sulla quale testare il grado
di realtà della nostra appartenenza a Lui. Il primo è il riconoscimento,
il poter dire, insieme a Pietro, “Tu sei il Cristo!”. Questo atto elementare è un
dono di grazia che consente l’identificazione, la conoscenza precisa e definita della
Sua identità. Il secondo è il cambiamento della mente. “Tu non
pensi secondo Dio”. Gesù chiede a chi lo riconosce di pensare “secondo Dio”. Al riconoscimento
deve seguire la trasfigurazione nella conversione. Il terzo,
nel quale culminano i primi due, è la sequela e la perdita della vita: l’offerta di
sé. Il Signore lo si può amare solo con la totalità e secondo la totalità. “Amerai
il Signore Dio tuo con tutta la tua anima” (Dt 6, 5), cioè, facendo a Lui il dono
della tua vita, dell’integrità dell’essere che hai ricevuto da Lui. Senza
il riconoscimento l’offerta è inconcepibile, senza l’acquisizione del pensare “secondo
Dio” il riconoscimento resta ineffettuale e senza l’offerta di sé sia il riconoscimento
che il cambiamento della mente non giungono al loro fine proprio.