Colombia: il dramma di 4 milioni di sfollati al centro di un Congresso promosso
dai vescovi
Ieri, nel corso dell’apertura del “Congresso per l’inserimento sociale”, organizzato
dall’episcopato colombiano nella cornice della “Settimana per la pace – 2009”, tutti
gli intervenuti hanno messo al centro delle priorità la situazione degli sfollati,
una drammatica realtà sociale del Paese sudamericano e della quale si parla relativamente
poco. Gli sfollati, tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle violenze incrociate
che causano i diversi conflitti interni, dalla guerriglia al narcotraffico passando
per le bande paramilitari, tra il 2007 e il 2008 sono aumentati del 41% secondo l’Ong
“Codhes” (Derechos Humanos y el Desplazamiento Forzado) che si occupa della questione
da anni. E così oggi il numero complessivo di sfollati ha ormai superato i 4 milioni
di colombiani di cui 2,6 milioni sono registrati presso gli organismi competenti.
Il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo
di Barranquilla, nel suo intervento ha voluto rilevare la grande importanza, al fine
di affrontare questo dramma terribile, della stretta collaborazione fra gli organi
dello Stato e la Pastorale sociale della Chiesa cattolica che guida mons. Héctor Fabio
Henao Gaviria. “In Colombia - ha detto - purtroppo è cresciuto senza interruzione
il gruppo di persone che sono escluse da ogni diritto e da ogni dovere. Occore quindi
lavorare affinché queste persone possano diventare cittadini come tutti. (…) In questo
senso, ha poi spiegato, ha grande importanza la questione degli sfollati. Sono persone
alle quali non basta restituire le terre e altri beni perduti. Occorre darsi da fare
anche nell’ambito del loro recupero psicosociale poiché queste vittime hanno pieno
diritto a riavere la loro qualità di cittadini a tutti gli effetti. L’inserimento
esige una reintegrazione completa delle persone nella vita sociale del Paese”. Dal
canto suo mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, responsabile della pastorale sociale e
della Caritas, insistendo sui diritti e doveri degli sfollati, ha sottolineato che
la sfida è di grande importanza poiché “si tratta di aiutare migliaia di persone a
ricomporre un progetto di vita e non solo a riavere qualche bene o proprietà”. Per
il presule si tratta inoltre di un dovere scritto nella Carta costituzionale che consacra
diritti e obblighi per i quali servono delle condizioni minime. E’ una cosa che deve
interessare tutta la nazione poiché riguarda l’integrazione costruttiva di tutti i
cittadini nell’ambito di una comunità come deve essere la Colombia. Clara López Obregón,
in rappresentanza del governo colombiano, ha salutato come molto positiva l’iniziativa
della Chiesa ormai alla sua seconda edizione e ha molto insistito sulla “complessità
del problema e sulla necessità che tutti possano concorrere a trovare le soluzioni
migliori”. La signora López ha ricordato anche che spesso gli sfollati sono stati
vittime di numerose violenze poiché il loro dramma non si riduce al fatto di dover
abbandonare i luoghi dove hanno vissuto; anzi, queste persone fuggono alla fine di
una lunga e terribile catena di soprusi, sofferenze e lutti. La risposta, ha concluso,
passa “attraverso una rete di solidarietà fraterna” e perciò ha voluto ringraziare
la Chiesa cattolica per quanto fa in questo campo in forma silenziosa e anonima. (A
cura di Luis Badilla)